NON CHIAMATELI B-MOVIES:
FANTOZZI
Il cinema italiano al confine tra trash e politica

Nel panorama del cinema italiano ci sono film spesso ingiustamente sottovalutati. Dietro una regia o un montaggio o una fotografia indiscutibilmente trash, a volte si possono trovare dei messaggi importanti, ben nascosti tra le pieghe della sceneggiatura, nei dialoghi o in alcune scene cult.

Fantozzi Ugo ragioniere Paolo Villaggio recensione film commedia italiana cinema

Capitolo IV: il lavoro

“FANTOZZI”, 1975
(regia di Luciano Salce; con Paolo Villaggio, Anna Mazzamauro, Gigi Reder, Plinio Fernando, Liù Bosisio, Paolo Paoloni, Giuseppe Anatrelli)


Per arrivare a timbrare il cartellino d’entrata alle 8 e 30 precise, Fantozzi sedici anni fa cominciò col mettere la sveglia alle 6 e un quarto: oggi, a forza di esperimenti e perfezionamenti continui, è arrivato a metterla alle 7 e 51… vale a dire: al limite delle possibilità umane!”.

Fantozzi Ugo ragioniere Paolo Villaggio recensione film commedia italiana cinemaEsattamente 40 anni fa usciva nelle sale italiane il primo film della saga di Fantozzi, liberamente tratto dagli omonimi best seller scritti dallo stesso Paolo Villaggio qualche anno prima.

Ispirato agli eroi della letteratura russa (non a caso Villaggio fu insignito direttamente in Unione Sovietica del premio Gogol), Fantozzi è appunto un personaggio tragico le cui sventure sono rese comiche attraverso l’uso delle iperboli e delle esagerazioni.

Fantozzi Ugo ragioniere Paolo Villaggio recensione film commedia italiana cinemaAd essere estremizzata è tutta la società italiana del tempo, immersa nel boom economico e che ha ormai completamente assorbito il modello individualista americano di auto-realizzazione che è il primo bersaglio della critica fantozziana, poiché genera quella competitività, quell’invidia e quel servilismo incondizionato nei confronti del potente di cui il ragionier Ugo è suprema espressione. Parafulmine dei loro stessi difetti, gli italiani hanno sempre avuto un sentimento di odio/amore nei confronti di Fantozzi, che da un lato li fa sentire meno soli e meno sfigati, dall’altro ricorda costantemente l’incapacità di sapersi ribellare alla propria condizione di massa acritica, sempre dalla parte del Barabba di turno. E come nella Bibbia Gesù fu crocefisso sul Golgota per espiare i peccati del genere umano, Paolo Villaggio fa crocifiggere Fantozzi in sala mensa, per espiare le colpe dell’italiano medio cioè, secondo l’autore, tutti noi, nessuno escluso.

Fantozzi Ugo ragioniere Paolo Villaggio recensione film commedia italiana cinemaAvendolo già testato nei teatri, cabaret e televisione, Villaggio aveva compreso la potenza evocativa del personaggio di Fantozzi tanto che inizialmente lo aveva proposto a Ugo Tognazzi e Renato Pozzetto. In seguito a quei rifiuti, decise di immolare sé stesso ben sapendo che la sua immagine di attore sarebbe per sempre rimasta intrappolata in quella di Ugo Fantozzi persino dopo la morte del ragioniere, al punto che fu praticamente costretto a girarne altre due pellicole alla fine degli anni ’90.

Il primo e il secondo Fantozzi, pur con le classiche gag di pancia come la martellata sul dito o la mano nello sportello – indispensabili quanto originali e spassose per il cinema dell’epoca – restano le vere pietre miliari della saga, successivamente sporcata dalle esigenze di cassetta. La maschera di Fantozzi, entrata perfino nel vocabolario oltre che nell’immaginario collettivo nazionale con la sua “nuvoletta da impiegato” e il “rutto libero”, ci mette ancora oggi in guardia da quella mediocrità e quella sudditanza da lui rappresentata verso cui la società moderna continuamente ci spinge.

La frase CULT:

Ma caro Fantozzi, è solo questione di intendersi, di terminologia. Lei dice “padroni” e io “datori di lavoro”, lei dice “sfruttatori” e io dico “benestanti”, lei dice “morti di fame” e io “classe meno abbiente”. Ma per il resto, la penso esattamente come lei”.