Così ho approfittato di una birra al Bluebeat di Lecce per far loro qualche domanda che tenevo in sospeso da quattro anni…
D/GENERATOR. Mi sembra ieri, eppure era un giorno d’agosto del 2007. Ci beccammo durante una session al Fico d’India dei Linea di Massa Sound System, il sound di mio fratello Luca DubFadah che di fatto ci ha presentati. Mimmo si era da poco ritrasferito in Salento dopo un lungo periodo a Roma e ovviamente il primo pretesto per frequentarci fu vedere insieme le partite della Maggica. Da lì la proposta di fare insieme un format radiofonico sulle Roots&Dub Vibes e da aprile 2008 ad oggi non ci siamo più fermati.
FAUGNO. Nel 2007 rientravo a Lecce dopo 16 anni di vita nella Capitale e durante l’estate andai al Fico d’India per sentire i Linea di Massa, sound system romano del mio amico Luca DubFadah. Una volta lì mi presentò suo fratello Felice, anche lui da qualche anno residente in Salento, e ci scambiammo le email. È bastato scrivergli che avevo la pay-tv per vedere la Roma per ritrovarmelo ogni domenica sul divano a parlare di calcio, reggae, sound system, finché non mi propose di avviare con lui un programma su Radio Popolare Salento.
D/GENERATOR. Difficile cambiare partner quando sei ancora innamorato della tua ex… C’è da dire, però, che interessi e contenuti comuni con Radiosonar e il collettivo del CSOA Sans Papiers hanno subito accorciato le distanze. Vuoi anche perché il nostro format ben si sposa con l’identità della radio, ci siamo subito sentiti accolti e da parte nostra non possiamo far altro che ringraziare i compagni e le compagne che si sbattono per stare dietro alle necessità di un’emittente libera e antagonista, dal caricamento dei nostri podcast fino alla promozione sui social, solo per citare due esempi.
FAUGNO. “Scetticismo” descrive esattamente il mio stato d’animo quando Mr Green mi propose la collaborazione con Radiosonar. Ma, come in tante occasioni nella mia vita, mi sono dovuto ricredere: noi “vecchietti” spesso siamo un pò affezionati al mondo della nostra giovinezza e la radio digitale mi sembrava un’approssimazione amatoriale della radio “vera”, quella analogica. Ma in questi anni Radiosonar ci ha fornito tutto il supporto di una radio professionale lasciandoci allo stesso tempo la libertà di poter esprimere le nostre opinioni senza il ricatto morale ed economico che subiscono le radio commerciali a causa degli inserzionisti. Uno slogan della nostra trasmissione è stato: “la povertà ci rende liberi”. E per avere libertà occorre supportare le radio indipendenti come Radiosonar.
Uno dei punti cardine di questi 12 anni di R&D Vibes è stato quello di trasmettere sempre musica cosciente e militante, scansando artisti e canzoni dai toni sessisti, omofobi o violenti che per un certo periodo hanno popolato le produzioni reggae. Si tratta di un argomento dalle innumerevoli sfumature di pensiero ed io vorrei chiedervi, da esperti del settore, qual è – se c’è – il confine tra coerenza e intransigenza in questo caso?
FAUGNO. Pur facendoci sempre guidare da quell’idea di “edutainment” (formazione e al tempo stesso divertimento, dall’unione dei termini inglesi education e entertainment, ndr), non siamo mai cascati nelle censure moralistiche e, anzi, in molte occasioni abbiamo cercato di affrontare questi lati meno piacevoli del reggae con i nostri ospiti, facendo questa domanda in quasi tutte le interviste che abbiamo fatto ad interpreti sia italiani sia internazionali.
D/GENERATOR. Il confine è labile ed è sostanzialmente culturale. Da italiano ho pensato subito che l’andazzo fosse dovuto alla nostra difficoltà media nel comprendere i testi in patois giamaicano, uniti alla tendenza a scimmiottare gli stereotipi da “duro del ghetto” provenienti dall’altra parte dell’oceano. Scavando più in profondità si è potuto osservare come nel retroterra culturale sudamericano – e dunque anche giamaicano – il rapporto col corpo e col sesso sia meno pudico rispetto a quello occidentale. Ciononostante questa deriva, che sconfinava anche nel modo frenetico e violento di trattare la musica nella dancehall (trenta secondi e via di colpo la puntina dal disco), per me è stata comunque insopportabile. E lo dice uno che nella dancehall ci è cresciuto, plasmando il mio modello di “edutainment” sulle cassette romane di Daje Pure Te.
FAUGNO. Per l’11° stagione abbiamo tirato in ballo il calcio stilando la nostra formazione ideale del Reggae, stimolati anche dall’uscita del libro Febbre a 33 Giri che ci ha offerto numerosissimi spunti biografici sulle leggende di questa musica. Quest’anno l’idea è di andare “oltre il dub” portando l’approccio che è stato di Dubbin’Town nella radio. Dubbin’Town è il nome della rassegna che abbiamo portato
lo scorso anno a Knos in cui tre musicisti non provenienti da un background reggae improvvisavano una jam session sulle basi dub suonate dai vinili di un sound system. Il successo di Dubbin’Town ci ha aperto gli occhi sulla necessità di attingere anche per R&D Vibes alla cultura musicale di tanta gente che non pratica il reggae per ampliare il nostro punto di vista. Uno dei difetti del nostro mondo, infatti, è senz’altro l’autoreferenzialità che spesso tracima nel settarismo, per cui un po’ di voci diverse non possono che far bene.
D/GENERATOR. Quali migliore “novità”, di questi tempi, dell’intramontabile sintesi di Treble (e ovviamente di Burning Spear): “La musica è nel messaggio, il messaggio nella musica”…
Daje sempre, daje forte, daje insieme: bless!
Fonte: SEI – Sud Est Indipendente Festival