Dal 1985 al 2012: 15 stagioni in Serie A sempre cercando di rimanerci. Ma con degli exploit storici che ogni tifoso giallorosso, dal più giovane al più anziano, dovrebbe ricordare. Ecco la classifica delle 10 vittorie più belle del Lecce in Serie A.

I calendari della Serie A 2019/20 sono usciti, il Lecce esordirà lunedì 26 agosto alle 20.45 a San Siro contro l’Inter di Antonio Conte e tutto il popolo giallorosso si prepara ai grandi esodi che hanno sempre contraddistinto le trasferte salentine, anche durante stagioni non proprio positive. Già perché squadre come il Lecce sono sempre destinate a soffrire, ma come contrappasso dantesco hanno dalla loro la possibilità di vivere dei momenti epici, leggendari, che rimarranno per sempre scolpiti nei cuori e nella memoria di chi potrà dire ai posteri: “Io c’ero”.
Per questo, come annunciato nell’articolo “Le 10 peggiori sconfitte del Lecce in Serie C/Lega Pro”, abbiamo voluto raccogliere in una speciale classifica le 10 vittorie più belle del Lecce in Serie A.

Le grandi escluse
Come nella classifica precedente, anche qui sono state parecchie le vittorie indimenticabili che abbiamo dovuto tagliare. A cominciare da quelle con le big Inter, Juventus e Milan, alle quali più di una volta il Lecce ha giocato uno scherzetto e che avrebbero meritato una graduatoria a parte. Ma sono finite fuori anche due vittorie importantissime che valsero la salvezza come Lecce-Torino 2-1 del 1999/00 (Sesa e Conticchio con Cavasin espulso) e Lecce-Lazio 2-1 del 2000/01 con doppietta di “Topolino” Vasari. Esclusi anche i colpacci al Franchi di Firenze del 2011/12 (Di Michele), 2008/09 (Giacomazzi-Castillo) e del 2001/02 (Vugrinec-Chevanton, con Adriano che sbaglia un rigore al 95°!). Fanno rumore anche le esclusioni di un paio di derby col Bari, ma è addirittura assordante l’assenza in classifica di Zdenek Zeman. Pur essendo chi scrive devoto alla religione calcistica del pastore boemo, infatti, non c’è una vittoria in particolare che sintetizzi quel meraviglioso Lecce, capace per un mesetto di stazionare addirittura in zona Champions. Forse il 4-1 a Messina ricordato dai più per l’infortunio splatter a Giampà? O forse il 5-3 a una Lazio senza motivazioni nel finale di stagione con una fantastica tripletta di Vucinic?
Tante – fortunatamente – sarebbero state le vittorie da inserire in questa Top Ten, ma diteci voi se qualcuna delle grandi escluse avrebbe meritato più delle 10 che vi andiamo a raccontare.

Serie A Lecce 10 vittorie più belle

Le 10 vittorie più belle del Lecce in Serie A

 

#10
Stagione 1985/86
29° giornata
20/04/1986

ROMA-LECCE 2-3

Serie A Lecce 10 vittorie più belle

Una partita su cui si è detto e scritto tanto, rimasta alla storia del calcio italiano come il simbolo della meravigliosa schizofrenia di questo sport dove nulla è mai scritto in partenza. È la penultima giornata di campionato. Il Lecce di Fascetti, alla prima apparizione in Serie A, si presenta all’Olimpico di Roma già retrocesso per affrontare gli amaranto-oro di Sven Goran Eriksson, i quali dopo una strepitosa rimonta sulla Juve potrebbero mettere una seria ipoteca sullo scudetto. E i binari del match si mettono subito in favore dei capitolini col gol di Ciccio Graziani, ma da lì in poi l’imponderabilità del calcio si veste con la maglia del Lecce, che prima dell’intervallo pareggia col romano Di Chiara e passa addirittura in vantaggio con Barbas su rigore. Nella ripresa gli assalti dei padroni di casa si infrangono sui guanti di Negretti e il Lecce fa addirittura tris con un contropiede ancora di Barbas, prima del definitivo 2-3 di Pruzzo, che a distanza di anni dichiarerà: “Non c’è una logica per quello che è successo, ma è successo”. Ancora più emblematiche le parole del leccese Roberto Rizzo: “Roma-Lecce 2-3 rappresenta la sintesi di questo sport: la capacità che ha il gioco di sopravvivere a sé stesso”. Una partita che, pur non significando nulla di concreto per la storia del Lecce già retrocesso (vincendo all’OIimpico di fatto consegnò l’ennesimo scudetto alla Juve…), andava comunque per forza menzionata, seppure all’ultimo gradino di questa speciale classifica.

 

#9
Stagione 1993/94
10° giornata
31/10/1993

LECCE-ATALANTA 5-1

Serie A Lecce 10 vittorie più belle

Nella disgraziata stagione dei record negativi 1993/94 (ultimissimo posto a 11 punti, -20 dalla salvezza) il Lecce diventerà il bersaglio preferito del programma Mai Dire Gol condotto dalla Gialappa’s Band, centrando solo tre vittorie in tutto il campionato: due con l’Atalanta e una con l’Udinese. Impossibile dimenticarle, specialmente la prima: dopo la miseria di due pareggi e cinque gol fatti in nove giornate, il Lecce di Sonetti si presenta al Via del Mare con lo sconforto nel cuore. L’Atalanta ne approfitta e dopo un quarto d’ora è già in vantaggio con Ganz. Ma l’espulsione di Montero complica i piani di Guidolin e fa scattare la scintilla a Sonetti: fuori il difensore Trinchera dentro il fantasista Notaristefano, che entrerà in tutti e 5 i gol siglati dai giallorossi nella ripresa. Un tripudio effimero per la tifoseria salentina ma che contribuì a dare ancora un senso a un campionato nato già sotto cattive stelle: il mancato rinnovo del timoniere Bolchi, l’arrivo delle meteore “Gaucho” Toffoli, Gumprecht e Ayew e la sostituzione di Sonetti con Marchesi già a novembre da parte del geometra Bizzarro, traghettatore societario subentrato a Jurlano. Un annus horribilis che gettò le sciagurate premesse per la retrocessione in C anche la stagione successiva, addolcito solo da tre piccole ma indimenticabili caramelline come questo 5-1 all’Atalanta, ad oggi la più larga vittoria di sempre dei giallorossi nella massima serie.

 

#8
Stagione 1999/00
6° giornata
17/10/1999

LECCE-REGGINA 2-1

Serie A Lecce 10 vittorie più belle

Con l’esordiente Cavasin in panchina (solo C1, C2 e una mezza salvezza in B col Cesena prima di allora: ma a fine anno sarà Panchina d’Oro) il Lecce si riaffaccia in Serie A togliendosi parecchie soddisfazioni, tra cui sconfiggere Juve e Inter in casa. Ma la vittoria della 6° giornata ha un posto speciale nei cuori dei tifosi giallorossi. Al Via del Mare c’è la Reggina di Colomba, diretta concorrente per non retrocedere: i rigori di Baronio e Sesa pareggiano i conti nel primo tempo e nella ripresa il neo entrato Bonomi pennella la punizione del 2-1 giallorosso, issando la maglia sulla bandierina del corner. All’86°, però, Chimenti reagisce male a una provocazione di Cirillo e si fa espellere. Il che è un guaio, perché il Lecce ha già effettuato tutti e tre i cambi. Mancando 4 minuti più recupero alla fine, il designato a sostituirlo e difendere il vantaggio sarebbe il fantasista Bonomi, ma il centrocampista brasiliano Francisco Lima, basso e minuto, gli strappa la casacca da portiere dalle mani e se la infila di prepotenza. Sembra una follia, Viali e Cavasin si lanciano sguardi increduli tra campo e panchina ma l’arbitro Serena fa cenno che bisogna continuare e assegnerà poi ben 6 minuti di recupero. Dieci lunghissimi giri di lancette che i 15mila del Via Del Mare vivranno col fiato sospeso visto che il Lecce chiuderà addirittura in 9 per l’espulsione di Bonomi dopo un fallo su Pirlo. La Reggina adesso attacca all’arma bianca e, soprattutto, tenta il tiro da fuori. Lima però sembra avere l’argento vivo addosso: da piccolo nelle giovanili del Ferroviario di Fortaleza giocava in porta ed ora sfrutta tutta l’esplosività dei suoi misurati ma possenti muscoli da mediano per volare da un palo all’altro. Quasi perdendosi nell’enorme maglia di Chimenti, si distende in basso a sinistra, si lancia in alto a destra, esce sicuro a centro area ed ogni intervento è sugellato dal boato del pubblico. La frustrazione dei giocatori calabresi è tutta nelle parate di questo portiere improvvisato che, al triplice fischio, verrà portato in trionfo sotto la curva da tutti i giocatori, entrando di diritto nel pantheon degli eroi che hanno indossato la maglia del Lecce.

 

#7
Stagione 1997/98
6° giornata
19/10/1997

MILAN-LECCE 1-2

Serie A Lecce 10 vittorie più belle

Il primo anno di Serie A della famiglia Semeraro dopo la doppia cavalcata con Ventura è segnato dai tanti abbandoni da parte dei senatori della squadra, in primis proprio il mister. A sostituirlo viene chiamato un giovane, talentuoso ma esordiente e inesperto allenatore proveniente dalla Primavera dell’Atalanta. Talmente sconosciuto che alcuni giornalisti lo chiamano Cesare, altri Claudio Prandelli. Il ds Sergio Vignoni gli consegna una squadra mediocre e l’inizio è disastroso: nonostante si intraveda una parvenza di gioco, il Lecce incassa cinque sconfitte nelle prime cinque giornate. Con questo ruolino di marcia e venendo dal particolarmente probante ko casalingo col Bari, alla 6° giornata i giallorossi sembravano la vittima designata del Milan di Capello, Weah, Boban e Savicevic. Ma incredibilmente al 2° minuto Maurizio Rossi mette in mezzo per il serbo Govedarica, il quale sfugge alle spalle di Albertini e insacca di testa. Ai tifosi non sembra vero che abbia segnato proprio lui, ben presto soprannominato “Cadaverica” per il colorito emaciato e soprattutto la lentezza nell’esecuzione di qualsivoglia gesto tecnico. E non sarà sembrato vero nemmeno ai giocatori del Milan che perdono presto la testa: al 6° Savicevic si fa espellere e, durante il secondo minuto di recupero del primo tempo, Cardone e Taibi regalano un rigore ai salentini che però capitan Palmieri si fa parare. Il Milan è in bambola, attende il duplice fischio ma subisce un altro rigore per atterramento di Boban ai danni di Rossi. Stavolta Casale la mette dentro e nemmeno l’autorete di Cyprien nel secondo tempo sarà sufficiente ai rossoneri per raddrizzare la partita, dopo che prima Maspero e poi Palmieri avevano sprecato il colpo del definitivo ko. Il Lecce sbanca San Siro per la prima volta nella sua storia inguaiando il Milan di Berlusconi e Galliani.

 

#6
Stagione 2000/01
6° giornata
12/11/2000

INTER-LECCE 0-1

Serie A Lecce 10 vittorie più belle

Dopo l’exploit salvezza del primo anno il Lecce conferma Cavasin in panchina. Non c’è più lo svizzero Sesa, ceduto a suon di milioni al Napoli, e al suo posto Corvino va a pescare dal Trabzonspor in Turchia un croato nel giro della forte nazionale prima di Blazevic e poi di Jozic, strappandolo al Perugia di Gaucci: tale Davor Vugrinec. L’attaccante si presenta subito bene in coppia con Lucarelli (gol all’esordio proprio a Perugia e al Napoli) ma il giorno prima di partire per la trasferta di Milano contro l’Inter riceve una brutta notizia: è venuto a mancare suo nonno, colui che lo iniziò al calcio. Vugrinec, che si faceva sempre rimproverare da Cavasin per la sua golosità (cornetti e gelati rigorosamente al cioccolato), quella domenica non mangiò niente. Sotto il diluvio di San Siro, il mister era anche indeciso se schierarlo o meno, ma Davor per quel Lecce sarà insostituibile (34 presenze, 11 reti). Pronti via è proprio lui a scaldare i guantoni di Ballotta, ma sul ribaltamento di fronte Viali entra in scivolata su Hakan Sukur: è rigore. Chimenti si aspetta Recoba ma a calciare è Blanc, campione del Mondo e d’Europa con la Francia: peggio per lui, “Zucchina” si tuffa alla sua sinistra e respinge. Non passano nemmeno 10 minuti quando Conticchio ruba palla a Farinos e lancia “Vuga”, che brucia proprio Blanc e fulmina Ballotta sul suo palo. Il settore ospiti del Meazza esplode letteralmente, mentre l’autore del gol si inginocchia, fa il segno della croce, alza i due pugni al cielo e si porta le mani tra i capelli, prima di chinare il capo e scoppiare in lacrime abbracciato dai compagni. Il gol ovviamente è dedicato al nonno scomparso e sarà l’ultima azione della partita di Vugrinec, sostituito alla mezzora dal difensore Savino in conseguenza dell’espulsione di Malusci. Ma il maglione arancio fosforescente di Chimenti quel giorno è la tuta di un supereroe capace di respingere tutti i palloni calciati verso la sua porta dai vari Sukur, Keane, Vieri, Recoba, Di Biagio e Pirlo. A fine gara i 60000 de “La Scala del Calcio” fischieranno sonoramente i nerazzurri di Tardelli, mentre tutti i giallorossi verranno acclamati dai migliaia di salentini giunti a Milano: il Lecce ha compiuto un’altra storica impresa.

 

#5
Stagione 2010/11
36° giornata
8/5/2011

LECCE-NAPOLI 2-1

Serie A Lecce 10 vittorie più belle

Mancano tre partite al termine della stagione 2010/11 e il Lecce di De Canio si sta giocando la salvezza con Cesena, Bologna ma soprattutto la Sampdoria di Cavasin. Il calendario non sorride ai giallorossi che, reduci da due sconfitte consecutive, se la dovranno vedere all’ultima giornata con la Lazio in corsa per la Champions, alla penultima a Bari nel derby e alla terz’ultima in casa col Napoli, che il terzo posto europeo lo deve blindare. Nel primo tempo il Lecce spinge ma il 3-4-1-2 di Mazzarri tiene e i vari Hamsik, Lavezzi e Cavani (che all’andata punì i giallorossi con un siluro al 93°) non sembrano essere poi così pericolosi. All’intervallo le dirette concorrenti vincono tutte e i lupi del Salento si lanciano subito all’arrembaggio ottenendo un rigore dopo soli 4 minuti dalla ripresa delle ostilità: è Corvia a battere De Sanctis, che nel primo tempo si era reso protagonista di un brutto bisticcio con un giovane raccattapalle, al quale però regalerà sportivamente la sua maglia a fine gara. Lo stesso Corvia poi si farà espellere lasciando i salentini in 10 uomini e così Mazzarri rilancia: al 60° fuori il mediano Yebda e dentro il furetto Mascara per un 3-4-3 offensivo che dà subito i suoi frutti proprio con il pareggio del neo entrato. I partenopei spingono e i leccesi soffrono, ma a dieci minuti dalla fine, dopo l’espulsione di Cavani che ristabilisce la parità numerica, è De Canio a giocarsi la carta vincente. Dalla panchina fa il suo ingresso l’uruguaiano Chevanton, rientrato a Lecce dopo aver girovagato per l’Europa e già decisivo da subentrante nello 0-1 di Parma. Cheva e De Canio hanno litigato spesso in stagione, anche pubblicamente a mezzo stampa, ma nel rush finale hanno seppellito l’ascia di guerra per il bene della squadra. Così, a tre minuti dalla fine, su un lancio lungo dalla sinistra Mesbah fa da sponda di testa per Di Michele (al rientro dopo una pesante squalifica), che con la telecamera posteriore vede l’accorrente Chevanton e lo serve con un colpo di tacco ai limiti dell’impensabile. La palla carambola poco fuori dal semicerchio dell’area di rigore e l’uruguagio, senza pensarci su due volte, la colpisce con il collo del piede sinistro in splendida coordinazione, imprimendole una potenza e una traiettoria sbalorditive. De Sanctis può solo ammirare quella parabola schiantarsi sulla parte inferiore della traversa, con la sfera che prima rimbalza per terra e poi gli finisce tra le braccia. Il portiere fa subito “no” con l’indice in direzione del guardalinee che non convalida la rete mentre Chevanton gli corre incontro furioso. Il pubblico del Via del Mare, sulle prime sgolatosi, ora trattiene il fiato. Ma mentre De Sanctis sta per rimettere in gioco il pallone facendo finta di nulla, l’arbitro fischia e indica il cerchio di centrocampo: la palla ha oltrepassato la linea di porta, è gol. Lo stadio diventa una bolgia, i giocatori del Lecce esultano e stavolta è De Sanctis a correre infuriato verso l’arbitro. Ma non servirà a nulla. Il Lecce batterà il Napoli di Mazzarri sotto gli occhi indignati di De Laurentiis e si salverà la domenica dopo, vincendo l’ormai tristemente famoso derby col Bari.

 

#4
Stagione 1988/89
24° giornata
9/4/1989

LECCE-JUVENTUS 2-0

Serie A Lecce 10 vittorie più belle

Sarebbero diverse le vittorie casalinghe del Lecce sulla Juventus da ricordare: da quella a firma Lima-Conticchio (pallonetto a Van Der Sar) a quella coi gol di Mesbah e Bertolacci dopo l’espulsione di Buffon. Ma quella che vogliamo assolutamente citare è la prima in assoluto contro i bianconeri. La stagione 1988/89 vede il Lecce di Mazzone concorrere per la salvezza dopo un sofferto ma meritato ritorno in Serie A. La squadra è reduce da quattro pareggi di fila ma non vince da febbraio. La Juve di Zoff, invece, sta lottando con grande difficoltà per rimanere aggrappata al treno scudetto. Il primo tempo è equilibrato e il Lecce gioca senza timori reverenziali, facendo brillare in particolar modo la stellina del ventenne Francesco Moriero, sui piedi del quale capita l’occasione più nitida per i padroni di casa. Mazzone lo aveva fatto esordire due anni prima in Coppa Italia proprio contro la Juve, dopo averlo dovuto mandare a chiamare mentre il ragazzino ignaro di tutto giocava a pallone con gli amici sulla spiaggia di Frigole. “Sei emozionato? Stasera giochi tu”, gli disse. Il tempo di togliere il costume e infilarsi i pantaloncini e si ritrovò davanti la Juventus dei mostri sacri che fin lì aveva visto solo sull’album delle figurine. Quella partita il Lecce la perse 3-0 ma Moriero fece ammattire il suo marcatore diretto, Antonio Cabrini, il quale dopo l’ennesimo tunnel subito lo falcia da dietro e lo tira per i capelli, scatenando una rissa furibonda con entrambe le panchine (Mazzone in primis) in campo. Due anni dopo quel ragazzino è un titolare del Lecce in Serie A, Cabrini è squalificato ma la vendetta è comunque un piatto da servire freddo. Davanti a un torrido Via del Mare, il leccese doc si accende al nono della ripresa, quando su un cross di Nobile dalla sinistra si fa trovare pronto sul secondo palo e di testa spedisce alle spalle di Tacconi, prima di correre col diavolo in corpo a esultare sotto la Curva Nord. La Juve è sotto choc e il Lecce ne approfitta: Tricella e Napoli franano sul venezuelano Paciocco in area e per l’arbitro è rigore, nonostante le proteste del sovietico Zavarov. Pedro Pablo Pasculli si presenta sul dischetto, ma per farlo innervosire il portiere Tacconi gli sposta la palla con nonchalance, guadagnandosi i fischi e gli improperi di tutto lo stadio. Il bomber argentino del Lecce però non si deconcentra e trasforma, mandando in delirio i 55mila del Via del Mare. Ad innervosirsi, invece, è proprio Tacconi che più tardi sferrerà un calcione in faccia sempre a Paciocco, mentre il suo collega Terraneo si esibirà in splendide parate che metteranno al sicuro la prima, storica vittoria del Lecce sulla Vecchia Signora.

 

#3
Stagione 2003/04
31° giornata
25/4/2004

JUVENTUS-LECCE 3-4

Serie A Lecce 10 vittorie più belle

Al terzo posto c’è un’altra vittoria del Lecce sulla Juventus, questa volta però in trasferta nel glorioso Stadio Delle Alpi di Torino. Si tratta sempre di una prima volta, a dire il vero quantomai inaspettata. È il 25 aprile della stagione 2003/04. Dopo un girone d’andata a dir poco disastroso, il Lecce di Delio Rossi sembra condannato alla retrocessione in B, ma anche grazie ai nuovi acquisti di gennaio Sicignano, Franceschini e Bolano, ha un sussulto proprio all’ultima di andata, col 3-1 a Reggio Calabria. Da lì parte una rimonta strepitosa, ma a quattro giornate dalla fine con Juventus, Inter e gli scontri diretti contro Bologna e Reggina da affrontare, il Lecce ha ancora bisogno di tanti punti per uscire dalla linea di galleggiamento. La Juventus di Lippi, invece, è come al solito ai piani alti tanto che il futuro tecnico campione del mondo si permetterà il lusso di fare degli esperimenti tattici: 4-2-4 con Ferrara e Del Piero in panchina, Appiah e il difensore croato Tudor a centrocampo e Miccoli, Di Vaio, il Pallone d’Oro Nedved e Trezeguet in attacco. La formula sembra funzionare: al 3° i bianconeri sono in vantaggio proprio con il francese e la partita si mette subito sui binari facilmente pronosticati. Il Lecce accusa il colpo e se pochi minuti dopo Sicignano non sbarrasse la porta di nuovo a Trezeguet forse staremmo parlando di un’altra partita. I bianconeri, invece, pensano sia tutto facile e complice il modulo ultra offensivo si sbilanciano, prestando il fianco al contropiede giallorosso. Lo squillo da fuori area di Konan è solo un campanello d’allarme inascoltato per le zebre, che al 24° subiscono il pareggio con Franceschini, abile a insaccare a porta vuota la respinta di Buffon su tiro di Ledesma. L’esultanza del biondo esterno sembra dire “non ci posso credere”, ma il sogno dei salentini è appena cominciato. La Juve imbufalita si riversa nuovamente in attacco e alla mezzora accade l’impensabile: l’ivoriano Axel Cedric Konan si traveste per un giorno da Weah e partendo palla al piede dalla propria trequarti campo salta in corsa ben tre avversari. Quando mancano pochi metri dall’area di rigore bianconera, Konan ha di fronte a sé il solo Birindelli, ma ai suoi lati smarcatissimi in posizione regolare ci sono Chevanton e Franceschini. Tutti si aspettano il passaggio, forse anche lo stesso Birindelli che attende a distanza le sue mosse. L’attaccante invece scaglia una saetta da fuori area che sembra la soluzione più folle, considerando che in porta c’è anche un certo Gianluigi Buffon. Ma persino il portierone della Nazionale sembra essere colto di sorpresa, pronto com’era ad un’eventuale uscita sull’assist, e la palla gli passa tra le mani insaccandosi irriverente alla sua sinistra. Marcello Lippi è su tutte le furie e Marco Di Vaio ancor di più, visto che viene sostituito da Pessotto per passare a un classico 4-4-2. Ma i difensori centrali bianconeri sono letteralmente impotenti dinanzi al dinamismo di Konan che, a un minuto dal duplice fischio, controlla al volo un rilancio di Sicignano e manda per tetti prima Iuliano e poi Legrottaglie scagliando in porta il pallone dell’1-3. Che potrebbe essere anche 1-4 se l’arbitro non vedesse un offside inesistente di Chevanton. Tutto troppo bello per essere vero, pensano i tifosi del Lecce: non può finire così. E invece nella ripresa, nonostante gli ingressi di Del Piero e Maresca, è sempre il Lecce a far male con Chevanton dopo un dribbling secco di Ledesma ai danni di Tudor. È il tripudio giallorosso, presagio però del classico “braccino” delle piccole contro le grandi. La “paura di vincere” si impadronisce dei calciatori in maglia giallorossa e la Juve ne approfitta proprio coi due nuovi entrati. Sul 3-4, la rimonta sembra essere scritta nel destino ma invece il fortino di Delio Rossi regge in apnea fino alla fine, scrivendo una pagina memorabile nella storia della società salentina, che vincerà anche la domenica successiva in casa con l’Inter sancendo la propria salvezza aritmetica con due giornate d’anticipo.

 

#2
Stagione 1999/00
13° giornata
11/12/1999

LECCE-BARI 1-0

Serie A Lecce 10 vittorie più belle

La sera dell’11 dicembre 1999 sul Salento si scatena il diluvio universale, ma nemmeno il fango e la pioggia hanno potuto fermare l’enorme afflusso di tifosi allo stadio Via del Mare per la partita delle partite: il derby Lecce-Bari. Per irridere i sostenitori avversari la Curva Nord giallorossa sceglie per la propria coreografia le parole che Vittorio Bodini, grandissimo poeta nato a Bari, ha scritto per celebrare il suo amore verso la città barocca: “Un carnevale di pietra simula in mille guise l’infinito”. Il terreno di gioco è ai limiti (o forse oltre) dell’impraticabile, ma l’arbitro Racalbuto sceglie ugualmente di far disputare quella che sarà una vera e propria battaglia senza esclusione di colpi: alla fine si conteranno tre espulsi, Lima per il Lecce e Spinesi e De Rosa per il Bari. La squadra di Fascetti è capitanata dal salentino Garzya, prodotto della cantèra giallorossa, e schiera per la prima volta da titolare il giovane diciassettenne Antonio Cassano, barese doc. Quella di Cavasin, invece, deve fare a meno dello squalificato Lucarelli e si presenta con l’attacco “leggero” Sesa-Biliotti. Entrambe le formazioni lottano per non retrocedere ma il derby è il derby e nessuna si accontenta del pareggio. Alla punizione velenosa di Sesa risponde il palo di testa di Markic, ma la gara non si sblocca fino al 62°, quando Piangerelli vede e prova a premiare l’inserimento tra le linee di Conticchio. Il suo suggerimento è deviato da un centrocampista biancorosso e la palla si impenna diventando quasi impossibile da controllare sul terreno scivoloso. Invece il numero 8 del Lecce inventa un gesto tecnico impensabile anche per il suo marcatore Neqrouz. Fuori area e spalle alla porta, Conticchio si lascia passare il pallone sotto le gambe, lasciando intendere di volersi girare verso l’esterno e magari calciare col piede sinistro. Neqrouz ci casca e si lancia in cerca della sfera lì dove credeva di trovarla, ma quando arriva non ci sono più né il pallone né l’avversario. Con una veronica tanto fortuita quanto eccelsa, infatti, Conticchio tocca la palla col tacco del piede destro deviandola verso il centro: a quel punto gli basta completare i 360° della sua rotazione e sistemarla leggermente con la punta del piede per ritrovarsela sul destro davanti alla porta in perfetta coordinazione. La conclusione che ne scaturisce è un bolide di inaudita potenza che si spegne sotto l’incrocio dei pali alla sinistra dell’incolpevole Franco Mancini. Un eurogol che toglie il tappo agli entusiasmi del Via del Mare con tutta la panchina leccese a lanciarsi addosso al match winner, che nel frattempo si è tolto la maglia e ci metterà qualche minuto per infilarsela a gioco ormai ripreso. Da quel momento Conticchio sarà per sempre “Il Sindaco” nel cuore dei tifosi giallorossi, passando alla storia per aver deciso un derby infuocato, che il Lecce non vinceva in Serie A da sei stagioni.

Serie A Lecce 10 vittorie più belle

 

#1
Stagione 1988/89
34° giornata
25/06/1989

LECCE-TORINO 3-1

Serie A Lecce 10 vittorie più belle

La posizione numero 1 va alla vittoria che ha definitivamente consacrato il Lecce come squadra degna del palcoscenico della Serie A, proprio come cantava l’inno del compianto Bruno Petrachi coniato per la seconda stagione dei giallorossi nel campionato più difficile del mondo.
La prima storica salvezza del Lecce viene sancita all’ultima giornata durante un drammatico spareggio contro il Torino. Durante la settimana i maggiori quotidiani nazionali si schierano tutti in favore del Toro (emblematico il titolo in prima pagina de La Stampa: “Vecchio Toro, l’Italia è con te”): la piccola cenerentola salentina è nulla in confronto al blasone della squadra piemontese che tutti vorrebbero conservasse la massima serie. Persino la famiglia Agnelli spende parole al miele nei confronti della società presieduta da Borsano, tanto da mandare su tutte le furie Jurlano, Cataldo e Mazzone, il quale a fine partita dichiarerà: “Era nelle previsioni della famiglia di acquistare una Fiat. Comprerò un Mercedes”.

In un Via del Mare ribollente come un catino sudamericano al 32° Benedetti sale in cielo tra due difensori e di testa porta in vantaggio il Lecce. Il raddoppio nel secondo tempo di Barbas con la solita velenosa punizione che scatena un tarantolato Mazzone nell’esultanza che passerà alla storia: una corsa sfrenata su e giù davanti alla panchina agitando il pugno e gridando a squarciagola: “Gooooooooool”.  Un urlo di rabbia e di gioia, vigoroso e commovente, liberatorio ma al tempo stesso consolatorio, che ha unito un intero popolo in un unico pensiero: ce l’abbiamo fatta, contro tutto e tutti.
Sempre su punizione, Fuser accorcia per il Torino e prova a mettersi di traverso sulla strada del destino, ma un pasticcio difensivo tra Marchegiani e Sabato consente a Paciocco di siglare il definitivo 3-1 con un pallonetto.

Il Lecce di Mazzone spedisce dunque i granata in Serie B dopo 29 anni (memorabile lo striscione della Nord: “Caro granata ti aspetta Licata”) e si consegna agli onori della cronaca sportiva chiudendo la stagione al nono posto a soli tre punti da Roma e Fiorentina, tuttora il miglior piazzamento di sempre dei giallorossi. Da quel giorno tutta l’Italia calcistica non potrà più chiudere gli occhi: il Lecce è diventata una squadra da Serie A.

Serie A Lecce 10 vittorie più belle



E allora godiamoci questa nostalgica iniezione di fiducia estiva consci delle grandi imprese che il Lecce ha fatto e potrà rifare in Serie A, senza dimenticare però che si tratta di un campionato insidiosissimo dove le beffe, specialmente per le cosiddette “piccole”, sono all’ordine del giorno. E allora appuntamento alla prossima classifica della Penna Verde: le 5 sconfitte più rocambolesche del Lecce in Serie A!

 

Foto credits: Gazzetta dello Sport, Storiedicalcio.altervista.org, Gazzetta del Mezzogiorno, Digilander.libero.it.
Si ringraziano per la collaborazione: Francesca e Gabriele Greco e Marco Lala
Fonti statistiche: WLecce.it