La media voto dei calciatori del Lecce in base alle Pagelle della stampa nazionale e locale.
Per i giornali La Mantia, Shakhov e Benzar i peggiori.
Sopra il 6 solo Gabriel e Lucioni.

Il Lecce (5,58) perde il primo scontro diretto in casa col Verona: prestazione al di sotto delle aspettative dinanzi a quasi 25mila spettatori, decide l’ex Pessina.

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Ancora in rodaggio
È un Lecce ancora visibilmente in rodaggio quello che si presenta alla prima in casa contro la diretta concorrente Hellas Verona. Pur senza mostrare nulla di trascendentale, gli scaligeri al Via del Mare non rubano nulla e alla fine meritano i tre punti nonostante un rigore reclamato dal Lecce che, nuovo regolamento alla mano, si può non dare.
lecce verona 0-1 serie a pagelle kumbulla rigoreNota a margine: quello che ti aspetteresti da un Conte, lo fa Matteo Pessina, poche sparute presenze in mezza stagione giallorossa in Serie C ma tanto rispetto nel non esultare, nonostante avesse tutti i motivi per esplodere di gioia alla sua prima storica marcatura in Serie A, da subentrato in uno scontro diretto.
lecce verona 0-1 serie a pagelle gol pessinaTornando alla gara, nonostante il calendario l’avesse indicata come una delle
 pochissime partite alla portata di questo inizio campionato, il Verona, che pure ha rifatto la squadra, cambiato allenatore e si presentava al Via del Mare senza una punta di ruolo, ha dimostrato di essersi già ben calato nei panni sporchi della lotta salvezza. Al Lecce, invece, servirà più tempo – e questa sosta arriva al momento giusto – per limare i difetti sin qui palesati, che andiamo a sintetizzare.

Anche Liverani ha bisogno di tempo
lecce verona 0-1 serie a pagelle liverani via del marelecce verona 0-1 serie a pagelle liverani

Nelle prime due partite dello scorso campionato (3-3 a Benevento e 2-2 con la Salernitana, entrambe con rimonta subita) non mancarono le critiche a mister Liverani (5,39): “Non ha esperienza“, si disse contestando i cambi di modulo e di uomini in corsa, “Deve adattarsi al nuovo campionato“. Cosa ci sarebbe di strano (e di male), dunque, nell’affermare che il talentuoso ma emergente mister romano debba ancora prendere le misure della Serie A, che prima aveva conosciuto solo in 7 partite sulla panchina del Genoa? È doveroso, dunque, concedergli del tempo per comprendere anzitutto egli stesso la categoria, prima di poter trasmettere davvero qualcosa ai suoi ragazzi. E in questo senso il segnale di ieri è confortante: il nuovo, serafico Liverani elegante in giacca e cravatta quasi dimesso in panchina, come se fosse in soggezione nel doversi mostrare compito in mondovisione, nel secondo tempo ha lasciato spazio al vecchio Liverani, in tuta e scarpe da ginnastica, sempre al limite della propria area tecnica pronto a sbracciarsi, sbraitare e a “giocare la partita” insieme ai propri giocatori. Che di questo tipo di approccio hanno tremendamente bisogno e si è visto.

Pesano gli infortuni durante la preparazione atletica
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L’adattamento di Liverani, dunque, passa anche attraverso sperimentazioni di formazione. Tentativi ed errori fisiologici sia negli uomini che negli schemi, anche se ciò comporta la perdita di pesanti punti in classifica. Dopo il ko con l’Inter, che aveva messo in evidenza la difficoltà delle fasce sul gioco largo del 3-5-2 e un certo tremolio delle gambe specie in fase di non possesso, Liverani ha scelto di cambiare ben quattro pedine fondamentali del suo scacchiere. I terzini, in primis, con Dell’Orco preferito a Calderoni e Benzar (5,33, tra i peggiori per la stampa) buttato in campo per Rispoli (5,48, non troppo meglio del compagno). A centrocampo, poi, le sorprese maggiori: fuori Petriccione e dentro Shakhov (5,39, a sorpresa bocciato dai reporter), mentre al posto di La Mantia (5,22, subentrato a Shakhov e votato peggiore in campo) veniva inserito Mancosu da trequartista, con Falco (5,67) ad agire accanto a Lapadula (5,44). Delle scelte forse anche dettate dalla fisicità del Verona che, furetti offensivi a parte, si presenta in campo con dei bei marcantoni, ma che col senno di poi si sono rivelate controproducenti.
lecce verona 0-1 serie a pagelle benzar lazovicTre dei quattro innesti, infatti, non hanno svolto l’intera preparazione atletica (Mancosu, Shakhov e Benzar) e il loro ritardo di condizione è parso subito lapalissiano. Se già contro la Salernitana sia Rispoli che Benzar erano in dubbio (tanto che in tutte le probabili formazioni era dato titolare il giovane Pierno), un motivo ci sarà stato e Asamoah prima e Lazovic poi ci hanno sguazzato. Dall’altra parte Dell’Orco (5,5) è apparso timidissimo e spesso senza la minima idea di cosa fare della palla una volta superato il centrocampo, anche se nel secondo tempo è cresciuto e qualche cross pericoloso dalla sua fascia è  partito: anche lui lontano dalla forma migliore.
lecce verona 0-1 serie a pagelle majerA centrocampo, poi, è stata una vera sofferenza. Oltre l’inferiorità numerica (anche il Verona come l’Inter si schiera col 3-5-2) il Lecce ha praticamente sempre inseguito senza costrutto il palleggio avversario. Che Tachtsidis (5,56) non fosse un fulmine di guerra già lo si sapeva; affiancargli due giocatori atleticamente non al passo con gli avversari come Mancosu e Shakhov è stato deleterio, con il solo Majer (5,61) a correre per tutti, peccando legittimamente di lucidità poi quando gli si è presentata l’occasione di pungere.
 lecce verona 0-1 mancosu silvestriE se Shakhov ha mostrato comunque sprazzi di qualità che potranno sicuramente fare comodo, capitan Mancosu (5,44) è stato l’ombra di sé stesso quando invece di spaccare la porta appoggia di piatto facendosi parare il tiro (pure deviato) da Silvestri. In generale, gli infortuni durante la preparazione atletica stanno pesando, la corsa della squadra è ancora lenta e ovviamente il gioco ne risente in entrambe le fasi.

Pressing alto e gioco a due tocchi cercasi
L’anno scorso il Lecce aggrediva l’avversario molto alto, chiudendo le linee di passaggio e costringendolo all’errore. Quest’anno ha abbassato di tanto il suo baricentro, trovandosi il più delle volte a inseguire i palleggiatori e, anche quando il pressing funziona, a cercare troppo spesso la palla. I motivi possono essere molteplici, da un eccesso di timore reverenziale per la categoria fino al su citato ritardo di condizione che non consente alla squadra di “stare sul pezzo”. lecce verona 0-1 serie a pagelle mancosu lucioniNonostante il possesso del pallone sia stato praticamente al 50% col Verona (48 a 52 per i veneti, per la precisione), il Lecce solo nel secondo tempo è tornato a praticare (a momenti) il famoso gioco a due tocchi che l’anno scorso aveva mandato in visibilio mezza Italia. Per il resto del tempo, la palla tra i piedi giallorossi scotta terribilmente mentre invece quando ce l’hanno gli altri sembra sempre viaggiare con uno scopo. Per conseguenza, agli attaccanti arrivano pochi palloni e sporchi, Falco deve andarsela a prendere spalle alla porta fino al centrocampo e le continue ripartenze fallite dall’area piccola di Gabriel hanno finito per far buttare tanti palloni inutili in avanti, con logiche ripercussioni anche sulla sicurezza mentale dei giocatori. I già sottolineati meriti del Verona, dunque, finiscono dove iniziano i demeriti del Lecce. lecce verona 0-1 serie a pagelle definitive gol 1Il gol del Verona nasce da un’azione apparentemente innocua ma dai presupposti che, visti a posteriori, già si prefiguravano nefasti. Sulla trequarti salentina, Pessina ha il tempo di prendere la palla, girarsi e constatare solo soletto che i suoi compagni di reparto sono in superiorità numerica rispetto ai giallorossi: Mancosu è lontanissimo, Majer controlla Amrabat, Rispoli deve tenere Lazovic e Tachtsidis si trova di fronte sia Pessina che Zaccagni. lecce verona 0-1 serie a pagelle definitive gol 2Facile per l’ex Lecce capire da che parte attaccare: nel momento in cui appoggia per Lazovic sopraggiunge in ripiegamento Lapadula, ma è già troppo tardi. Il numero nove giallorosso a quel punto dovrebbe seguire Pessina che si inserisce, invece continua a correre a vuoto seguendo il movimento della palla. lecce verona 0-1 serie a pagelle definitive gol azioneAnche peggio riesce a fare Tachtsidis, che sullo scarico di Lazovic a Zaccagni dovrebbe seguire il numero 20 veneto invece di guardarlo sfilargli davanti (a velocità nemmeno così sostenuta) per essere così servito liberissimo con un triangolo da scuola calcio. Perso Zaccagni, il greco prova a riprendere almeno Pessina, ma non ce la fa o non ci crede abbastanza. Da lì per il Verona è semplice concludere: cross in mezzo, bel velo di Verre a eludere Rossettini (5,78, tra i migliori per la stampa) e Pessina può controllare e battere Gabriel (6,28: migliore in campo, si riscatta dopo l’Inter) nonostante il generoso ripiegamento di Majer. Prendere un gol così, a cinque minuti dalla fine e per giunta nel momento migliore della squadra, fa decisamente male.

Fare drammi non aiuta
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Questa volta Liverani non ha potuto negare l’evidenza e, con l’onestà intellettuale che lo ha sempre contraddistinto, ha reso merito all’Hellas e strigliato i suoi parlando di miracolo in caso di eventuale salvezza. Parole dure ma necessarie quelle del mister perché il Lecce ha veramente bisogno di assettarsi su tutti i piani per questa Serie A: fisico e atletico, mentale e agonistico, tecnico e tattico. Che non fosse facile si sapeva ma fare drammi alla seconda giornata, giungere a conclusioni affrettate per questo o quel giocatore, sistema tattico o addirittura allenatore, significherebbe – questo si – condannare il Lecce a una retrocessione certa. lecce verona 0-1 serie a pagelle curva nordGli esempi positivi non mancano: il Cagliari di Allegri perse malamente le prime cinque partite ma Cellino (stranamente) lo confermò disputando un torneo di altissimo livello che lo portò poi al Milan; l’anno scorso l’Atalanta di Gasperini iniziò la stagione in maniera orribile sia in campionato che in coppa, ma la terminò approdando in Champions; guardando in casa Lecce, come dimenticare la stagione con Delio Rossi, quando dopo il girone d’andata tutti davano i salentini per spacciati? Molte sarebbero le similitudini con quell’annata, ma intanto il presente dice che dal mercato arriva l’attaccante Babacar (sulla carta compagno ideale per Lapadula e Falco) mentre salutano Haye, Costa Ferreira, Milli e Megelaitis. Niente difensore centrale, dunque, ma non sia un alibi: questa squadra può giocarsela ma purtroppo non è ancora pronta come il popolo giallorosso sperava. Serviranno pazienza, fiducia e il proverbiale equilibrio: tre elementi che non si possono comprare in nessuna sessione di mercato.

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Foto credits: Stefano Errico