Terza puntata di Non Abbiamo Un Calcio Da Fare, eccezionalmente di mercoledì per questa settimana di sosta per le nazionali.

Sempre insieme a Luca Brindisino (La Penna Verde), Checco Fedele e Andrea Polo (Quando Il Calcio Era Bello), in diretta dal Panetta Bistrot a Lecce e supportati anche da Pizzeria Margot.
Questi i temi del nostro “bar sport“:
ACCADDE OGGI: 19 novembre 2000, Lecce-Bari 2-0 (gol di natica di Lucarelli)
– NAZIONALE: è giusto fermarsi dopo i punteggi tennistici o bisogna sempre continuare a giocare?
– SALENTO WOMEN SOCCER: commento alla vittoria per 4-0 sul Catanzaro
UN CALCIO AL PASSATO: chi sono stati i migliori e i peggiori del Lecce in questo primo trimestre di campionato? Scopriamolo con le Pagelle Definitive della Penna Verde.
L’EX DI TURNO: telefonata a Tiziano De Patre, vice allenatore di Giampiero Ventura alla Salernitana, che ci svela come mai fu smantellata la mitica squadra del doppio salto dalla C alla A del 1995-97 e ci parla di Lecce-Cagliari, Lapadula, Mancosu, Ventura, Nazionale, Maistro, Firenze.
AMARCORD: la storia di Quando Il Calcio Era Bello dedicata a Lecce-Cagliari 3-3 (2011)
LECCE-CAGLIARI: l’analisi della prossima gara insieme a Luca Sausa, redattore di Sportellate
L’EX DI TURNO: telefonata a Fabio Macellari, anche lui reduce della famosa cavalcata con Ventura di cui ci racconta il suo punto di vista, dando anche qualche consiglio ai ragazzi per non ripetere i suoi stessi errori in carriera.

Lecce Cagliari De Patre Macellari radio

'Non abbiamo un calcio da fare' intervista Tiziano De PatreLa Penna Verde

Pubblicato da Quando il calcio era bello su Giovedì 21 novembre 2019


Tiziano De Patre, vice allenatore di Giampiero Ventura alla Salernitana in Serie B che sta facendo molto bene: attualmente è in zona playoff.

Si, stiamo facendo abbastanza bene considerando che abbiamo una squadra molto giovane ma che ha voglia di apprendere e sacrificarsi agli ordini di mister Ventura.

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Com’è stato ritrovarsi con mister Ventura: ci puoi raccontare com’è arrivata questa chiamata e come sta soprattutto dopo le sue ultime vicissitudini professionali?
Io sono stato con lui da calciatore 4 anni, due a Lecce e due a Cagliari. Non ci siamo mai persi di vista e dal momento che il suo secondo storico è andato ad allenare a Padova c’è stata questa possibilità e ho colto subito l’occasione di lavorare al fianco di un maestro di calcio come Ventura. Lui sta bene, ha grande voglia, entusiasmo e i risultati parlano chiaro.

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Tu eri un centrocampista completo, oggi il tuo ruolo nel Lecce lo fa il capitano Marco Mancosu: ti ci rivedi?
Si io difendevo, attaccavo, ero attento tatticamente e bravo nel gioco aereo: oggi si fa fatica a trovare centrocampisti così. Mancosu rispetto a me è forse più offensivo, io ero un po’ più centrocampista e lui ora è più trequartista.

Lecce Juventus 1-1 serie a 2019:20 pagelle definitive penna verde mancosu

Tiziano stiamo rivedendo un tuo storico gol al Padova in B dopo un meraviglioso schema su calcio piazzato: tutti da una parte, De Patre e la palla dall’altra. Te lo ricordi?
Si quel gol lì era uno proprio schema: la palla me la mise il leccese e mio grande amico Vincenzo Mazzeo, che scucchiaiò e io la presi al volo e la infilai alle spalle del portiere del Padova che era Zenga. 

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A posteriori, ora che sei anche un tecnico, ci puoi parlare di quel Lecce di Ventura che già allora passava agevolmente dal 3-5-2 al 4-3-3 durante la partita: era un po’ un’avanguardia?
Oggi è una cosa frequente, ma prima era rarissimo cambiare sistema di gioco in corso d’opera o addirittura di partita in partita. Noi giocavamo in maniera molto particolare, spesso Mazzeo faceva il terzo attaccante ma erano gli schemi a rendere tutto molto equilibrato e innovativo, come d’altronde è sempre stato Ventura anche a Pisa o a Bari col 4-2-4, facendo giocare bene le sue squadre. E vincendo tantissimo.

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E con la Nazionale invece cosa è successo a Ventura secondo te?
Come puoi immaginare ne parliamo pochissimo. Io ti posso dire che fino alla Spagna le cose stavano andando abbastanza bene, poi purtroppo abbiamo avuto la sfortuna di trovarci questo squadrone sulla nostra strada. Ma da lì in poi non saprei dire cosa è successo.

Abbiamo citato la doppia cavalcata dalla C alla A del Lecce di Ventura, ripetuta adesso da quello di Liverani: che analogie trovi tra questo e il tuo Lecce?
La prima cosa che balza all’occhio è il bel gioco. Come noi all’epoca anche questo Lecce di Liverani esprime un ottimo calcio, per me l’anno scorso il migliore della Serie B, e adesso prova a farlo anche in Serie A, con tutte le difficoltà del caso.

Una domanda che ci tormenta da sempre: dopo la doppia promozione quasi tutta la spina dorsale di quel Lecce straordinario partì verso altri lidi. In particolare, Ventura fu chiamato a Cagliari in B e portò con sé Zanoncelli, Macellari, Centurioni, Cavezzi e… De Patre. A distanza di tanti anni, ci puoi dire cosa successe?
Successe una cosa che nel calcio ha del paradossale: fummo lasciati in scadenza di contratto nonostante avessimo vinto due campionati. Stavano cambiando alcuni dirigenti con l’arrivo di un nuovo direttore sportivo e non ci fu nemmeno una proposta di rinnovo se non a giugno, a campionato finito e quando ormai avevo già preso impegni col Cagliari. E ti assicuro che saremmo rimasti ben volentieri in serie A. 

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Ma Ventura ti chiese di andare al Cagliari con lui?
No, l’ho saputo dopo essermi già accordato col Cagliari dove peraltro ho avuto un’altra bellissima esperienza sportiva.

A proposito di Cagliari e visto che sei un doppio ex: come lo vedi questo Lecce-Cagliari per domenica?
Sarà un bel match: due squadre che giocano bene e il Cagliari sta facendo benissimo con un organico importante. Nonostante gli infortuni di Pavoletti e Cragno, ha venduto Barella ma ha saputo reinvestire. Sicuramente ha qualcosa in più del Lecce.

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Tu hai allenato Lapadula ai tempi della Primavera del Parma: può tornare a essere il bomber dei tempi di Teramo e Pescara anche in Serie A?
Lapadula sta crescendo e sta facendo dei gol di pregevole fattura. Ha avuto delle chiamate importanti ma anche parecchi infortuni nel momento della sua ascesa, ma è un attaccante di livello, che non molla mai e in una squadra si fa sentire sotto tutti i punti di vista.

Lecce Sassuolo 2-2 pagelle definitive Serie A 2019:20 Lapadula gol Romagna

Tiziano, un paio di ultime curiosità: ma quanto è forte Maistro?
È un buon giocatore, un ragazzo interessante con ampi margini di miglioramento, perché viene dal Rieti in Serie C e con noi sta giocando con continuità perché è molto bravo dal punto di vista tecnico.

A proposito di tecnica, Firenze si è perso anche quest’anno? Perchè non si riesce a trovare un ruolo che faccia fare il salto di qualità a questo ragazzo?
Effettivamente ancora non riesce a trovare un ruolo definitivo nonostante abbia molta qualità, grande tecnica, ma deve migliorare dal punto di vista della mentalità, della tenacia e del temperamento, altrimenti sarà sempre soggetto a cali.

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'Non abbiamo un calcio da fare' intervista Fabio MacellariLa Penna Verde

Pubblicato da Quando il calcio era bello su Giovedì 21 novembre 2019

Fabio Macellari, anche tu parte di quella mitica squadra che fece il doppio salto dalla C alla A di cui si ricorda la formazione come una filastrocca.
Si, bellissima squadra e bellissimi ricordi fuori e dentro il campo. Ogni tanto riguardo quel gol col Torino, non tanto per il gol visto che ne facevo pochi e niente, quanto per lo stadio che era la vera emozione.

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Infatti prima abbiamo sentito De Patre e visto qualcuno dei suoi gol: la maggior parte degli assist o erano tuoi o di Mazzeo.
È vero, la mia goduria era fare gli assist e specialmente a Tiziano. Pure lui me ne faceva qualcuno ma poi sbagliavo. A parte gli scherzi, io e De Patre eravamo molto affini, lo dico spesso: non ho mai incontrato un giocatore così completo, nemmeno all’Inter.

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Lecce Cagliari De Patre Macellari radioFabio, lo chiediamo anche a te dopo De Patre: noi non abbiamo mai superato il trauma dello smantellamento di quella mitica squadra. Ci puoi dare il tuo punto di vista su quanto successe?
Neanch’io se è per questo. Ricordo come se fosse adesso il magone, la delusione nel non riuscire a capire cosa fosse cambiato rispetto al fatto che in quei due anni eravamo praticamente invincibili. Non c’era una ragione logica per smontare quella squadra. 

Fu un problema di cambio di dirigenza o solo di tempistiche sbagliate?
Solitamente quando nel calcio subentra una nuova dirigenza è normale che sia predisposta a portare dentro il proprio staff e anche i propri giocatori di fiducia. Ma se io arrivassi in una società che è vincente mi guarderei bene dal cambiare tante cose, piuttosto mi adatterei e i miei uomini cercherei di inserirli gradualmente. L’errore lì fu proprio della società nell’affidarsi troppo ai nuovi dirigenti quando la strada era già bella in discesa e infatti, com’era normale che fosse, i risultati sono stati penalizzanti.

Ma tu andasti a Cagliari per seguire Ventura?
Io andai via perchè Prandelli, che è una persona fantastica e che rispetto avendo avuto modo di parlarci e conoscerla meglio in seguito, voleva farmi giocare più avanti nel 4-4-2, in un ruolo che non era il mio: io la fascia la volevo tutta per me, non volevo nessun altro se non un centrocampista d’appoggio come De Patre, col quale andai pure a Cagliari e vincemmo il campionato.

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Fabio stai seguendo il Lecce di Liverani?
Non ho visto tante partite, ma credo che si stia raccogliendo meno di quanto seminato. Spero che il Lecce non faccia l’errore di cambiare Liverani, che è un caro amico e lo saluto, perché Fabio merita di giocarsi la salvezza fino all’ultimo. E Lecce è una piazza che merita la Serie A.

Tra l’altro abbiamo un terzino sinistro che si chiama Calderoni che ricorda parecchio Macellari.
E mi fa piacere, perché trovare terzini che abbiano la voglia di fare tutta quella corsa è difficile. Oggi il calcio è molto veloce e molto fisico e giocatori così, che come Macellari non demordono e anzi fanno uscire il numero 7 avversario per stanchezza, servono.

milan lecce 2-2 pagelle definitive Penna Verde San Siro Serie A 2019:20 Calderoni gol

E questo Lecce-Cagliari come lo vedi domenica?
Il mio cuore direbbe pareggio, ma un punto non serve nessuno. Per cui, non me ne vogliamo gli amici cagliaritani, i tre punti servono di più al Lecce.

Fabio, tu hai giocato con l’Inter di Zanetti, Blanc, Ronaldo, Seedorf, Pirlo, Zamorano, Recoba e così via. Com’era allenarsi con questi campioni?
Io sono di Sesto San Giovanni e sono cresciuto a Milano, andavo a vedere l’Inter scavalcando a San Siro quindi immagina un po’ te. Quell’Inter era un altro mondo, c’era l’olimpo del calcio e mi ci allenavo tutti i giorni, capendo che io ero un giocatore normale e loro degli alieni.

Un giocatore normale che però due volte è stato convocato in Nazionale e due volte non ci è potuto andare per via degli infortuni.
Si, specialmente a Bologna: il giovedì mi chiamò Trapattoni e il venerdì, in un anticipo del cavolo di quelli che fai miliardi di volte in allenamento, mi si è incastrato il piede e ho rotto il ginocchio.

Lì hai un po’ mollato mentalmente forse.
Si, perché per giocare a questi livelli bisogna essere delle macchine. E appena molli un centimetro perdi tutto.

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E hai avuto anche delle cadute rovinose dal punto di vista personale. Ma cosa diresti oggi a un ragazzo che sta intraprendendo la carriera di calciatore per non ripetere i tuoi stessi errori?
Io ho già fatto diversi stage e spero mi venga ridata la possibilità di lavorare coi ragazzi perché, avendo fatto tanti errori, ho tanto da insegnare e riesco ad accorgermi magari se qualcuno sta prendendo strade sbagliate come feci io. Perchè per arrivare ad essere professionisti serve sfruttarsi mentalmente e fisicamente, non sono solo le due ore di allenamento al giorno. Quindi gli direi che ci sta ogni tanto uscire, divertirsi, rilassarsi, ma senza superare il limite perché altrimenti butti via il sogno che hai faticato tanto tempo per costruirti.

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Tra l’altro tu ora sei a Bobbio, hai cambiato vita, fai l’orto, la legna, il pane e rappresenti un esempio di ex calciatore che, forse a causa di amicizie sbagliate, vita dissoluta o investimenti inutili ha sperperato il suo patrimonio. Cosa diresti invece a un giovane calciatore per fargli capire il vero valore dei soldi?
Che finché fa il calciatore deve cercare di fare una vita semplice come se guadagnasse quanto una persona normale, coi propri sfizi certo, ma nel limite perché la carriera non è infinita e anzi dura pochissimo rispetto alla vita che c’è dopo, con i suoi problemi, eventualmente una famiglia da mantenere e dunque è un peccato poi dover ripartire da zero, come ho fatto io, dopo aver guadagnato così tanto. E non tutti hanno la fortuna di avere una famiglia unita come la mia per ricominciare.

Pubblicato da Quando il calcio era bello su Mercoledì 20 novembre 2019

 

Foto credits: Rete8.it, StadioSport.it, Calciomercato.com, Valentina Ferri per Quando Il Calcio Era Bello