Lecce-Genoa 2-2 Pagelle definitive: Falco 7,5 Tabanelli 6,95 Babacar 4,55 Majer 4,9

La media voto dei calciatori del Lecce in base alle Pagelle della stampa nazionale e locale.
Decidono i cambi: Falco, Tabanelli e Farias i migliori in campo, entrati per Babacar, Majer e Shakhov, i peggiori.

Il Lecce (5,82) rimonta il Genoa dallo 0-2 al 2-2 e nel finale potrebbe anche vincere in 11 contro 9: ancora una grande prova di carattere, ma il tabù del Via Del Mare resta.

Ma non era Coppa Italia?
Dai gioiosi sospiri di sollievo di Firenze agli accigliati rammarichi di Lecce-Genoa sembra passato un secolo. Eppure è lo stesso sport, lo stesso campionato, la stessa squadra. E il Genoa ha messo in campo molto meno sforzo per pareggiare questa partita rispetto a quello profuso dalla Fiorentina per vincerla. La differenza, allora, l’ha fatta veramente il Lecce. Un Lecce “formato Coppa Italia” che regala letteralmente un tempo agli avversari, forse rimasto con la testa e con le gambe allo stadio Mazza di Ferrara nonostante il rientro dei titolari. Tutti, o quasi, irriconoscibili, eccetto Dell’Orco (5,9) che risponde presente al compito di sostituire Rossettini (e dovrà farlo anche sabato al posto di Lucioni squalificato) e Petriccione (6,05, anche lui sarà squalificato a Brescia), che canta e porta la croce in un centrocampo in cui Tachtsidis (5,4) mostra i soliti pregi e difetti e Majer (4,95: tra i peggiori) manda in campo suo fratello svogliato.
Tante le palle “abbandonate” a metà strada da due compagni che non si capiscono, che non ci vanno, che si accomodano quasi come se tanto ci sarà sempre qualcun altro a metterci la pezza. I rossoblu di Thiago Motta, però, sembrano addirittura più deboli di questo Lecce che tira una sola volta verso Radu (caramella di testa di Babacar) e per farli segnare serve un regalo dei giallorossi. Nella fattispecie, Gabriel (5,55) rilancia male da fuori area preoccupato da Pinamonti che, però, era in fuorigioco; la palla arriva a Pandev che, senza il contrasto di Majer, controlla e di controbalzo indovina la palombella da 40 metri: il gol è regolare perché Gabriel ribattendo di prima non dà modo a Pinamonti di diventare attivo nell’azione.
Allo scadere della prima frazione, altro regalo sotto l’albero del Grifone: palla persa a centrocampo da Majer, verticalizzazione per Pandev in area e fallo netto di Lucioni (5,3). Trasformazione di Criscito e si va al riposo 0-2.

Opportunità sprecata
La partita, come al solito, la sterza Liverani azzeccando tutti i cambi. Dopo un primo tempo così, inevitabile la sfuriata negli spogliatoi, nei quali lascia Majer per Tabanelli. Nemmeno altri cinque minuti e ad andare fuori è Babacar (4,55), peggiore in campo per la stampa e fischiatissimo dal Via Del Mare, per Falco.
Ma paradossalmente è il Genoa a mangiarsi il gol dello 0-3 con Agudelo solo davanti a Gabriel che si fa perdonare lo svarione del primo tempo. Il mister dei salentini, allora, tenta il tutto per tutto: fuori anche l’ectoplasmico Shakhov (5,25) e dentro Farias (6,25), anche lui come Falco (7,5: il migliore per la stampa) con pochi minuti nelle gambe. Un giro di lancette più tardi ed è già un altro Lecce, il vero Lecce. Il genietto di Pulsano la riapre con un gol da antologia di sinistro a girare e dieci minuti dopo serve l’assist per Tabanelli (6,95) che vola più in alto di Ghiglione e insacca di testa il suo primo gol in Serie A.
Nel frattempo nel Genoa si fanno espellere prima Agudelo e poi Pandev, così il Lecce può attaccare a testa bassa alla ricerca di una vittoria che in 11 contro 9 sembrerebbe a portata di mano. Nei giallorossi, però, subentra frenesia: il pallone non gira come dovrebbe e partono dei cross alla ricerca di La Mantia (5,9) e Tabanelli che per la difesa ligure sono ampiamente leggibili. Quando, finalmente, si tenta aggirare lo schieramento difensivo liberando l’uomo per il tiro da fuori è ormai troppo tardi e Thiago Motta si può tenere stretto questo punto.

Il Natale quando arriva arriva
Sarà che il Natale quando arriva arriva, ma il Lecce non può assolutamente permettersi di regalare un’intera frazione di gioco ad una concorrente per la salvezza, specialmente se – come il Genoa – arriva in Salento in condizioni semi-disperate (erano e restano a -4 punti dai giallorossi) e con la pressione di un derby alle porte. Un’occasione ghiotta, dunque, non sfruttata a dovere anche in ottica classifica avulsa e in settimana occorrerà assolutamente chiedersi quali siano state le cause di un primo tempo così.
Inutile prendersela con l’arbitro, ancor più con Babacar, subissato dal malcontento del Via del Mare al momento del cambio. Per carità, abbiamo visto che San Siro fischia Suso, Chalanoglu e Piatek e adesso il Via del Mare non può fischiare Babacar? Tutto legittimo e ampiamente giustificato dalla prestazione del ragazzo che, attesissimo al riscatto, sbaglia anche gli appoggi più semplici con i compagni di reparto La Mantia e Shakhov, i quali, va detto, non è che abbiano fatto tanto meglio. Sull’utilità dei fischi a un proprio giocatore in difficoltà soprattutto psicologica, invece, si apre ben altro discorso: quello che ci ricorda che lo stadio è un’arena dove non esistono riflessioni di testa ma solo di pancia. E in quel momento la pancia del Via del Mare ha fischiato e di brutto.
Servirà a dargli una scossa oppure decreta una bocciatura insanabile? Adesso starà alla dirigenza e all’allenatore saper proteggere un proprio capitale, tecnico ed economico. Ma soprattutto starà a lui tirar fuori il carattere e dimostrare di meritarsi questa chance in Salento, lo stesso carattere da lupa che il Lecce tira fuori per recuperare la partita ogni qual volta si trova in svantaggio.
Perchè ok, anche Pasculli all’esordio fu criticato e segnò il primo gol in stagione soltanto alla prima di ritorno col Verona, ma era pur sempre un titolare della Nazionale di Maradona e arrivava a Lecce da campione argentino uscente con gli Argentinos Jrs, autore di 38 gol nelle ultime 50 partite, capocannoniere del campionato. Quindi attenzione, perché anche certi paragoni bisogna saperseli meritare.