Ultima radio chart per R&D Vibes: i migliori 10 album reggae del 2019. Leggi le recensioni della Penna Verde e scopri nel podcast la classifica.

Archiviamo il 2019 con l’immancabile terza chart a cura della redazione di R&D Vibes: la Top10 dei migliori album reggae rilasciati nell’anno solare appena trascorso. La modalità è sempre la stessa: il vincitore è stato ottenuto incrociando i voti espressi da Mr Green, Faugno The Roots Guardian e D/Generator. Tanti i grandi esclusi, da Max Romeo ai Third World passando per George Palmer, per un 2019 che ha prodotto musica di altissima qualità e che ha messo la redazione di R&D Vibes in notevole imbarazzo.
Il risultato finale potete ascoltarlo nel podcast seguente, mentre potete leggere le recensioni dei 10 album finalisti redatte dalla Penna Verde in rigoroso ordine alfabetico.
Buon ascolto, buona lettura e buon divertimento!

R&D Vibes reggae radio top10 album 2019 chart recensioni classifica

CARL MEEKS – THE REVOLUTIONARY JOURNEY
(Rub A Dub Mrkt)

2019 top10 reggae album chart recensioni classifica
Classico esempio di contaminazione tra lo stile dancehall digitale giamaicano anni 80-90 e determinate sonorità tipicamente UK Roots. Stop The Violence e Missing Ya meritano di essere citate per la particolare energia positiva che sprigionano. Nel complesso un lavoro ben riuscito, molto suonabile e ballabile sebbene per un orecchio allenato non ci sia niente di così nuovo o eclatante.

 

DAWTAS OF AYA MEETS VIBRONICS – PERSEVERANÇA E RESISTENCIA (Scoops Records)
2019 top10 reggae album chart recensioni classifica
Un dub strumentale in salsa dub poetry, tutto declinato al femminile col mirino centrato sul contesto brasiliano ma le radici ben salde in Africa: quattro ingredienti decisamente invasivi, predominanti, stereotipati e complicatissimi da tenere insieme. Considerato tale quoziente di difficoltà il lavoro che ne risulta è senza dubbio discreto: molto gradevole all’ascolto, un po’ meno forse dietro la rak, alla fine il livello di originalità è ottimo e molto ha giocato la mano di Steve Vibronics nello smussare alcuni elementi tipici del reggae sudamericano oramai stucchevoli rendendo il tutto più internazionale. È il producer di Leicester, infatti, a scrivere le melodie, inviarle a San Paolo in Brasile per farle cantare e suonare dalle Dawtas Of Aya con una band locale, per poi rimaneggiarle nel suo Dub Cupboard Studio. Oltre la musica, però, colpisce davvero al cuore la densità dei testi, attualissimi e profondi al punto dal domandarsi se non si tratti a tutti gli effetti di un concept album.

 

GENTLEMAN’S DUB CLUB – LOST IN SPACE
(Easy Star Records)
2019 top10 reggae album chart recensioni classifica
Un dub semplice suonato molto bene con qualche picco strumentale davvero elevato per questa band giunta ormai al suo ventennale d’attività. La Easy Star Records è riuscita nell’intento non semplice di crearsi uno stile partendo da una grande operazione commerciale come le cover degli album famosi di altri generi, clonandolo poi su un prodotto originale con una band ex novo rispetto ai lavori su citati. Una band che si muove perfettamente a proprio agio all’interno di una tradizione jazz dub ormai consolidata da oltre tre decenni con esempi quali Groundation, Fat Freddy’s Drop, Victor Rice e tutti i vari reggae jazz ensemble che sono proliferati in ogni continente e che, anche in Italia, propongono musica di qualità altissima. Un particolare ramo della reggae music che acquisisce ormai la dignità di una scena a sé stante – chiaramente di super nicchia – raggiungendo un target di easy listeners che magari gli lp se li compra, li ascolta e li colleziona.
La sfida, adesso e per il futuro, diventa vedere chi sarà più bravo a rinnovare, oltrepassare, reinventare questo sottogenere salendo un gradino più su degli altri e decretandosi avanguardia, punto di riferimento per quanto concerne l’originalità dello stile che a questo punto somiglia ad uno che sta da tre ore sul materassino attaccato alla boa a prendere il sole: ok, tutto bello ma a una certa vuoi o non vuoi devi prendere il coraggio di ributtarti in acqua, di rimettere tutto in discussione perché sennò alla lunga poi ustioni. Proprio come nella copertina dell’album! Nota a margine: Midnight Healing è proprio un Roots Addiction Sound.

 

LEE SCRATCH PERRY – RAINFORD
(On U Sound)
2019 top10 reggae album chart recensioni classifica
Tutto abbastanza visto e sentito all’interno dell’album di questo artista che rappresenta un caposaldo della storia della musica reggae. Elementi della natura, misticismo, supereroi, scimmie, scimmie che diventano supereroi sono i classici elementi onirici che vanno a comporre le arcinote atmosfere dell’arca nera, condite dall’inconfondibile recitazione cantata di Perry, oramai godibile pressoché solo in studio dal momento che live risulta spesso e volentieri incontrollabile. Lo sa bene Adrian Sherwood che firma, dieci anni dopo l’ultima volta, un’altra collaborazione con Rainford Hugh Perry (da cui il nome del disco): un vero e proprio viaggio lisergico che merita di stare in questa Top10 anche – e soprattutto – per il raffinato lavoro del producer della On-U-Sound.
In questo contesto decisamente prototipato emerge notevole la cifra di Makumba Rock e Children Of The Light, che riescono a coniugare lo stile tipicamente perryano con qualcosa di più sorprendente e coinvolgente. Ma è un’oasi nel deserto autoreferenziale che affligge ormai da un po’ di tempo Lee Perry, decisamente portato in spalla dalle intuizioni dub elettroniche di Adrian Sherwood.

 

PRINCE FATTY – IN THE VIPER’S SHADOW
(Evergreen Recordings)
2019 top10 reggae album chart recensioni classifica
Molto interessante questo lavoro di Prince Fatty arricchito da una marea di collaborazioni illustri e perfettamente integrate nella coerenza strutturale di un disco prettamente reggae roots rockers ma che non disdegna incursioni tanto nel soul quanto nel dub, tanto nel dj style quanto nel jazz, come d’altronde il background e la carriera stellare di Mike Pelanconi ci avevano ben abituato. Personalmente l’avevo incrociato grazie alla collaborazione con Hollie Cook ed oggi resto ancor più convinto che possa tranquillamente confrontarsi coi più grandi producer internazionali reggae di quest’epoca. Te ne accorgi banalmente dagli arrangiamenti della tradizionalissima Cassandra, che risulta ben lungi dall’essere una cover ma, impreziosita dalla voce di Earl Sixteen, riesce a rendere omaggio al grande Dennis Brown confezionando un pezzone degno dell’originale. Praticamente lo stesso dicasi per tutte le altre rivisitazioni, tra cui Steppin outta Babylon che riesce a riportare l’anima sulle spiagge giamaicane dei primi anni 70 pur senza darne un’immagine stereotipata grazie a un testo molto cosciente.

 

RAS TEO MEETS LONE ARK – 10.000 LIONS
(A-Lone Productions)
2019 top10 reggae album chart recensioni classifica
Album che inizia subito con uno splendido inno al Country Living ma che stupisce in maniera piacevole per tutto il proseguo con delle sonorità pulite e orecchiabili. Piccoli elementi presi dalla più pura tradizione UK Roots alla Pablo Gad o Misty In Roots senza trascurare la Giamaica dei Black Uhuru e dei Twinkle Brothers per questo artista americano di origini armene affidatosi alle mani sapienti di Roberto Sanchez. Geniale come sempre il contributo del basco che riesce ogni volta a tirare fuori il meglio da ciascun artista con cui collabora, sfoderando dei dub spaziali, come DNA dub.
Totalmente innamorato di Hitey Tighty: fa sembrare come se un tappeto magico li avesse trasportati entrambi nei mitici Studio One a sentirsi sulla spalla la mano di Jackie Mittoo da una parte e Freddie McGregor dall’altra. Un disco che verificherei volentieri su un sound system, di sicuro brillantemente radiofonico.

 

SLY & ROBBIE VS ROOTS RADICS – THE FINAL BATTLE
(Serious Reggae, Afro Records)
2019 top10 reggae album chart recensioni classifica
Appena metti play corrono subito i brividi lungo la schiena perché con la voce di Michael Rose sembra proprio di sentire i cari vecchi Black Uhuru. Proseguendo ti accorgi che in realtà ogni singolo arrangiamento è stato pensato, cucito e tagliato appositamente per ciascuno degli enormi interpreti che prestano la propria voce a questo album, suonato dai migliori sarti reggae in circolazione.
Il tanto atteso incontro tra Sly e Robbie e la Roots Radics band portava con sé delle aspettative molto molto alte e leggendo i nomi dei featuring infatti si resta a bocca aperta. Aspettative forse eccessive. Con questo non voglio dire che ho trovato l’album deludente perché non sarebbe la verità, ciononostante resta un’agrodolce sensazione di incompiutezza.
Quando si parla di fenomeni come Sly Dunbare, Robbie Shakespeare, la Roots Radics band, Brinsley Ford degli Aswad, Freddie McGregor, Horace Andy, Max Romeo, Bongo Herman, Dean Fraser, Mighty Diamond, Don Carlos, Pablo Moses, Addis Pablo, Lee Perry, Luciano, Michael Rose, Matic Horns, Ken Boothe, Cedric Myton, The Congos, Toots Hibbert dei Toots & The Maytals e la lista sarebbe ancora lunga, si parla di livelli stra-ordinari, ovvero di gente che di per sé suona e canta il reggae ad un livello che supera l’ordinario. L’eccezionalità per loro, dunque, è la normalità e già questo basterebbe a inserire questo album nella Top10 del 2019.
Chi come me, però, si attendeva un qualcosa che andasse addirittura oltre il limite dell’orizzonte conosciuto (e il titolo The Finale Battle poteva farlo presagire) si è dovuto in qualche modo accontentare. 
È una pretesa, mi rendo conto, e probabilmente se qualcuno mi chiedesse se oggi i vecchi leoni del reggae sono ancora sul pezzo gli farei ascoltare questo album. E in questo senso il pezzo con Lee Scratch Perry è sembrato uno dei più riusciti.
Trattasi insomma di una severità direttamente proporzionale alla grandezza epocale di tutti gli artisti coinvolti nel progetto: che la vera battaglia finale debba ancora arrivare?

 

STEEL PULSE – MASS MANIPULATION
(Rootfire Cooperative)

2019 top10 reggae album chart recensioni classifica
Album davvero commovente. Siamo dinanzi alla storia della musica, non solo reggae. Per come hanno saputo creare uno stile inedito, inconfondibile ma al tempo stesso sempre avanti e mai indietro, gli Steel Pulse meritano a pieno titolo di sedere allo stesso tavolo di gloriose band internazionali come Deep Purple, Led Zeppelin o Gun’s ‘n Roses.
A dispetto dei 45 anni di attività, gli Steel Pulse suonano ancora divinamente e si ripropongono 15 anni dopo l’ultimo lavoro African Holocaust senza fretta e senza paura con un album in cui non c’è da annoiarsi. Scritto con una consciousness immutata, tocca attualità, grandi ideali e rastafarianesimo dosando bene sciabola e fioretto per oltrepassare le barriere del mercato pop come a loro è sempre riuscito fare. In questo senso Higher Love arriva un po’ tra capo e collo proprio alla fine rompendo l’incantesimo e rimettendo nel cassetto la definizione sfiorata di piccolo capolavoro. Tantissimi i picchi d’eccellenza: gli skit mantra afro nyabingi, fortissimi e inaspettati; la tromba nell’intro di Thanks the Rebel che ti ghiaccia il sangue; Human Trafficking forse l’unica che musicalmente strizza l’occhio al passato (così c’è goduria anche per i più nostalgici) ma con un testo iperdiretto; l’hindu-stepper con tanto di sitar di No Satan SideNations Of The World a chiudere omaggiando Police e Third World all’interno del pur sempre cristallino stile Steel pulse.
Non sarà un album prettamente da sound system ma è reggae allo stato puro sebbene contaminato con jazz, rock e blues come è buona abitudine del sound tipico degli Steel Pulse.

 

THE SENIOR ALLSTARS – SOUL FROM DUBDOWN DARKER THAN BLUE (Echo Beach)
2019 top10 reggae album chart recensioni classifica
La bellissima voce della giamaicana Ammoye su una serie di dub molto accattivanti, egregiamente suonati e impeccabilmente mixati.
Un levare da camera forse alla lunga un po’ ripetitivo ma sicuramente imperdibile per chi ama rilassarsi e concentrarsi con le atmosfere meditative tipiche di questo genere di reggae.

 

VIRGINIA RIVERA – ROOTS FOR THE SOUL
(A-Lone Productions)
2019 top10 reggae album chart recensioni classifica
Uno dei lavori che più mi hanno favorevolmente sorpreso in questo 2019: lo stratosferico producer e musicista basco Roberto Sanchez incontra la splendida voce madrilena di Virginia Rivera. Ne vien fuori un album dalle sonorità jazz-soul-reggae davvero coinvolgenti e dalle liriche fresche e super conscious. Suonato alla perfezione dalla Lone Ark Riddim Force, si affaccia di prepotenza sul panorama reggae internazionale a nemmeno cinque anni dall’esordio sulle scene della Rivera. Sonorità contaminate ma pur sempre in levare che si sposano clamorosamente con l’incantevole voce di questa Nina Zilli iberica (troppo presto forse per paragonarla a Amy Winehouse). Un sogno lungo 11 tracce che merita un’altissima considerazione: dopo aver apprezzato Hollie Cook, un’altra segnalazione da non dare per scontata in attesa di ascoltarla anche su Spotify, dove risulta ancora assente.

Nella prossima puntata, in onda su www.radiosonar.net sabato 18 gennaio dalle 12.30, un’altra novità targata R&D Vibes: i R&D Vibes’ Reggae Radio Awards, che omaggeranno i tre producers che più ci hanno impressionato nell’ultimo triennio.

red vibes reggae radio awards

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XIII stagione
1. Live @ Natural Roots 2019
2. Live @ Cotriero 2019
3. Live @ No Racism Cup 2019
4. Back To The Knos
5. Kickin’ Racism
6. Radio Golpe
7. Lightning & Thunder
8. NovembRed Rain
9. Senti Come Sonar
10. Outernational Chart 2019
11. Italian Chart 2019
12. Dub Judah live @ Messapian Warrior Night

Grafiche: Cosimo Quarta