Antonio Conte è un professionista totale, l’uomo che ogni imprenditore vorrebbe nella propria azienda.
Ma per diventare quello che è ha pagato un caro prezzo, rinnegando le sue radici:
il mio approfondimento per Sportellate alla vigilia di Lecce-Inter.

Alla vigilia del match di ritorno tra Lecce e Inter in programma domenica 19 gennaio 2020, Conte subisce un’ammonizione contro l’Atalanta e nel capoluogo salentino si diffonde subito la fake news: si è fatto squalificare per non presenziare al Via del Mare. In realtà il mister nerazzurro è semplicemente entrato in diffida e non salterà l’incontro con i colori giallorossi che manca da 8 anni.
Non è dato sapere quale sarà l’accoglienza a lui riservata, se fischi, insulti, cori o indifferenza, dopo le solite frasi di facciata sull’amore verso Lecce e il Salento, quasi un goffo tentativo di seminare prove di riabilitazione qua e là da esibire al momento della pensione. Quel che è certo è che Antonio Conte è un professionista globale, un uomo-azienda che ogni imprenditore vorrebbe avere al suo fianco, dalla leadership suprema unicamente focalizzata sull’obiettivo. Che è vincere, sempre, ad ogni costo. E il prezzo che ha pagato per diventare il manager che è oggi è stato salato, poiché rinunciare alle proprie radici deve essere un sacrificio enorme, persino per lui, quasi più robot che essere umano. Ma Conte è così, prendere o lasciare. I leccesi hanno già scelto. A tutti gli altri la libera scelta se amarlo o odiarlo.

Puoi leggere mio approfondimento completo per il magazine Sportellate qui: https://www.sportellate.it/2020/01/17/antonio-conte-storia-lecce-inter-juventus-bari/

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