A partire dagli stadi, templi e arene della società moderna, il libro “Sugli Spalti” di Andrea Ferreri scritto con la collaborazione di Luca Brindisino è un viaggio intorno al mondo in 25 tappe alla scoperta di storie che scavalcano i confini del calcio e dello sport.

PODCAST DI PRESENTAZIONE

 

È uscito questa settimana per Meltemi Editore il libro “Sugli Spalti” del calciofilo e studioso di culture giovanili e sottoculture Andrea Ferreri con la collaborazione della Penna Verde alias Luca Brindisino, che ha riscritto e rielaborato sotto forma narrativa i diari di bordo dell’autore in 25 brevi racconti.
Tutti differenti tra loro ma tutti con un punto di partenza comune: gli stadi
visitati da Ferreri nel corso dei suoi viaggi intorno al mondo.

Lo stadio parla di una città tanto quanto un museo, solo che lo fa anche al presente e spesso in maniera estremizzante.
È il luogo d’aggregazione per eccellenza, dove chi accede cessa di essere singolo ma entra a far parte attiva di un tutto. Perfetta sintesi tra la definizione di tempio e arena (anche se c’è chi lo vorrebbe trasformare in teatro), l’aura imponente, romantica e al tempo stesso sacra delle gradinate cela un mondo di rituali, codici e sottoculture che le animano.

Lo stadio come arena, ma al tempo stesso un tempio, sacro, da non profanare. Qui si compie il rituale pagano della partita, con i protagonisti in campo a esercitare il sacerdozio e i fedeli sugli spalti ad accompagnare con canti, cori e preghiere.
Tant’è che se mettessimo insieme i fedeli delle tre principali religioni monoteiste al mondo, probabilmente non raggiungeremmo il numero delle persone che seguono assiduamente il calcio.

Ecco perché il calcio non è solo un gioco e gli stadi non sono solo dei campi sportivi. Essi sono lo specchio della realtà in cui sorgono, il termometro culturale della società che li popola e riflettono il contesto storico, sociale e antropologico cui appartengono.
Sugli Spalti raccoglie venticinque storie che, a partire da uno stadio di calcio e spesso debordando dal suo perimetro, raccontano, oltre lo sport, dei popoli e delle vicissitudini che animano questo ambiente. Come se ogni stadio fosse la pagina di un libro che custodisce una memoria umana fatta di epopee, non solo sportive, che si conservano nell’immaginario collettivo.

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INDICE DEI RACCONTI

1. Upton Park, Londra, Inghilterra. La leggenda di Tittyshev. 

2. Philips Stadion, Eindhoven, Olanda. Meener Frits, un Giusto tra le nazioni.

3. Stade de France, Parigi, Francia. Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.

4. Camp Nou, Barcellona, Spagna. Splendori e miserie di Leo Messi.

5. Azteca, Città  del Messico, Messico. La guerra del football.

6. Estadio Atanasio Girardot, Medellin, Colombia. Medellín ama Andres, Medellín odia Pablo.

7. Estadio Garcilaso de la Vega, Cuzco, Perù. Chi sogna può muovere le montagne.

8. Pacaembu, San Paolo, Brasile. Il tifoso rivoluzionario Carlos Marighella.

9. Maracanà, Rio de Janeiro, Brasile. La partita che ha un nome: Maracanazo.

10. Centenario, Montevideo, Uruguay. La prima finale mondiale.

11. Bombonera, Buenos Aires, Argentina. Ad10s Diego.

12. Gasometro, Buenos Aires, Argentina. Volvimos a Boedo: la vittoria del Pueblo.

13. Monumental, Buenos Aires, Argentina. La Puerta 12, una cicatrice nascosta.

14. Ellis Park, Johannesburg, Sudafrica. Le Antilopi di Madiba.

15. Aline Sitoe Diatta Stadium, Ziguinchor, Senegal. La Signora di Kabrousse, Giovanna d’Arco d’Africa.

16. Indipendent Stadium, Bakau, Gambia. Contro le discriminazioni, tifiamo Scorpioni.

17. Camille Chamoun, Beirut, Libano. Il massacro di Sabra e Shatila.

18. Azadi Stadium, Teheran, Iran. The Blue Girl.

19. Central Stadium, Almaty, Kazakistan. Starostin, il padre del calcio sovietico.

20. Stadionul Sheriff, Tiraspol, Transnistria. La Repubblica della Sheriff.

21. Olimpiyskiy Stadium, Kiev, Ucraina. La partita della morte.

22. Stadion Maksimir, Zagabria, Croazia. L’inizio della fine.

23. Stadio Panathinaiko, Atene, Grecia. Nel mito di Carlo Airoldi.

24. Stadio San Paolo, Napoli, Italia. Dal 2020 “Stadio Diego Armando Maradona”.

25. Stadio Via del Mare, Lecce, Italia. Il pallone contro il morso della taranta.

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IL VIAGGIO

Parte dall’Inghilterra, la patria del football, il nostro viaggio attraverso gli spalti del mondo. E la storia di Tittyshev è di quelle che forse tutti coloro che presumibilmente leggeranno questo libro avrebbero voluto vivere.
All’inizio si resta in Europa, vicino casa, a fare i conti coi fantasmi di ieri (il nazismo nell’episodio in Olanda) e quelli di oggi (il razzismo nei sobborghi metropolitani come le banlieue parigine).
La vicenda umana di Leo Messi ci fa poi riflettere sulle contraddizioni del calcio moderno prima di prendere l’aereo e
 sorvolare l’Atlantico: si va in America.

Atterriamo in Messico, in quell’Atzeca che agli italiani evoca dolci ricordi ma da cui impareremo che il calcio è la perfetta simulazione dei conflitti umani. Una lezione che ritroveremo in tutto il libro e anche nelle due storie successive, in Colombia e in Perù. Tocchiamo poi entrambe le anime del Brasile, quella paulista e quella carioca, per poi muoverci in Uruguay e ripescare una storia direttamente dalle origini di questo sport.
L’Argentina, poi, meriterebbe un capitolo a parte: i tre stadi più importanti di Buenos Aires raccontano tre storie diverse ma tutte ugualmente commoventi. Tra cui quella dell’addio al calcio del Pibe de Oro, Maradona.

Con l’Argentina si chiude il viaggio nelle Americhe e si trasvola nuovamente l’Oceano per approdare in Africa. In Sudafrica apriremo un’interessante parentesi sul rugby e Mandela, mentre Senegal e Gambia ci ricorderanno che nel processo di decolonizzazione di questi popoli il calcio non è tutto, ma può sicuramente fare tanto.

Cambiamo ancora continente, in Asia, dal Libano all’Iran per raccontare di lotte passate, presenti e future. Gli stadi ci permettono poi di scoprire anche storie di zone del mondo ancora sconosciute ai più, alcune anche dalle cartine geografiche, come il Kazakistan e la Transnistria, accompagnandoci al rientro verso l’Europa.

Il Vecchio Continente ritorna con la storia più lunga e forse più accattivante, quella di Kiev in Ucraina, per poi scendere lungo i Balcani con Croazia e infine Grecia, dove apriamo la seconda ed ultima parentesi extracalcistica raccontando le gesta di un italiano decisamente particolare.

Già, l’Italia, come poteva mancare. Anche in questo caso servirebbe un libro a parte, ma in rappresentanza del Belpaese si è scelto di raccontare Napoli e il triste epilogo di colui di cui avevamo già parlato in Argentina, Diego Armando Maradona, cui è stato intitolato l’ex stadio San Paolo proprio nei giorni successivi alla sua morte, durante le fasi più concitate della scrittura di questo volume.
Per concludere con Lecce. Da dove tutto è partito per gli autori e dove il libro e il nostro viaggio si conclude, sperando di avervi fatto appassionare.