La media voto dei calciatori del Lecce in base alle Pagelle della stampa nazionale e locale.
Coda, voti in fotocopia. Sette e mezzo per Corini.
Mancosu incide poco.
Il Lecce (6,67) trionfa a Frosinone schiantando i canarini di Nesta e salendo ancora in classifica.
– Qui il video degli highlights del match –
Se lo conosci lo eviti
Il Lecce è una macchina da gol che sembra non fermarsi più. Da quattro partite vince, convince, schianta gli avversari e il clean sheet contro i ciociari è la ciliegina sulla torta di una partita pressochè perfetta.
Il Frosinone ci ha provato impegnando Gabriel (6,6) in un paio di occasioni, ma la capacità degli uomini di Corini (7,5) di calarsi nei vari momenti della partita imprimendone i ritmi a proprio piacimento stavolta è stata evidente.
Alcuni passaggi chiave sono esemplificativi della prestazione, su tutti il modo in cui Maggio propizia la rete del vantaggio. Nel momento di empasse seguito al palo del Frosinone in cui la squadra di Nesta stava provando a manovrare per spostare definitivamente l’inerzia della gara dalla propria parte, Maggio (6,37) ingaggia e perde il duello per la palla con Kastanos sulla sua fascia.
Finisce a terra, si rialza e va ad azzannare sull’apertura orizzontale del cipriota, sporcandogliela e facendo terminare il pallone sui piedi di Bjorkengren (6,57), che orchestrerà l’azione dello 0-1 di Coda (7,85: migliore in campo per la stampa).
La sconfitta casalinga del Monza in casa col Venezia fa scopa con le dichiarazioni di Zanetti di martedì scorso, per cui massima attenzione e piedi per terra da parte di tutti.
Già perchè questa settimana risparmio il pistolotto sul progetto a medio termine e la stagione di transizione: il Lecce è secondo in classifica e se le vince tutte da qui alla fine va in A.
Ed è ovviamente quello che tutti i tifosi si augurano, ma al tempo stesso si capisca bene che stiamo parlando di un’impresa titanica.
Il timore è che oggi si sia tutti sul carro e che, al primo passo falso, si parlerà di fallimento esattamente come ha fatto Zanetti.
E pensate che il Monza potrebbe addirittura esonerare Brocchi, un allenatore che fino a due giorni fa era secondo in classifica…
È il mondo del calcio, lo conosciamo, ma come diceva lo slogan di una vecchia e decisamente mal riuscita pubblicità progresso: “Se lo conosci, lo eviti”.
La partita di Tachtsidis
A rischio di rendermi impopolare, visto che è risultato tra i migliori per tutta la stampa locale e nazionale, ritengo opportuno fare delle considerazioni sulla partita di Panagiotis Tachtsidis (6,9).
Cominciando col dire che il siluro scoccato dopo tre minuti e mezzo meritava miglior sorte e sarebbe stata apoteosi.
La fiducia con cui ha giocato nonostante gli ultimi tempi in panchina non vale certo meno degli assist al bacio, che restano sempre uno dei pezzi forti del repertorio del greco, il cui sinistro non ha nulla da invidiare ai piedi migliori di tutto il campionato. Ma questo lo sanno tutti ed è una rendita di cui Tachtsidis campa da tempo.
La partita dello Stirpe è ideale per analizzare pregi e difetti dell’ellenico. Il Frosinone, infatti, commette il più banale degli errori ovvero lasciargli tutto lo spazio che vuole con la palla tra i piedi e non accelerare i ritmi quando, specialmente nel primo tempo, il Lecce gli ha concesso campo.
La differenza tra Hjulmand e Tachtsidis sta tutta qui: il greco ha bisogno di spazio per la giocata e se non c’è va in affanno; il danese lo spazio se lo cerca e se lo crea quando vuole, con la palla o senza, anche dove un giocatore normale non lo vedrebbe.
In fase di possesso Tachtsidis si muove poco, raramente si propone per offrire linee di passaggio e, anzi, spesso si va a nascondere dietro le punte avversarie costringendo Majer (6,37) e Bjorkengren a ragionare solo per vie esterne.
In quella di non possesso è una mina vagante: prende un uomo ma non lo segue mai fino in fondo. In entrambe le occasioni di Tribuzzi, il frusinate conclude pericolosamente ma avrebbe avuto a disposizione lo scarico proprio sull’uomo di competenza del greco. In generale la sua lentezza è l’anello debole quando c’è da portare il pressing e nel primo tempo l’assenza di Hjulmand si è sentita eccome.
Le cose migliori, infatti, Tachtsidis le fa a gioco fermo, coi ritmi bassissimi o comunque senza nessuno davanti a infastidirlo: il bolide iniziale; l’assist per il secondo gol di Coda che avviene con una punizione calciata a sorpresa; l’imbucata finale per Rodriguez (6,9) in un contropiede dove tocca come suo solito la palla per due/tre volte prima di alzare la testa ed effettuare la giocata.
Tocchi pregevoli ma con tempi di gioco troppo compassati per certi livelli: il Frosinone lo ha fatto esprimere al meglio come se si trovasse nel suo habitat naturale, ma attenzione perchè non tutte le partite e non tutti gli avversari affrontano il Lecce con questi ritmi e con questo piglio.
L’impronta di Corini
Anche qui andrò controcorrente. Sono d’accordo con Klopp quando dice che la mano di un allenatore non si può vedere in una sola stagione. Figuriamoci in una stagione come questa.
Per questo la settimana scorsa scrivevo convintamente dei meriti di Pantaleo Corvino sull’ascesa di questa squadra e spesso è capitato di affermare come non si possa pretendere più di così dal mister bresciano.
Intanto, però, pur senza grandi schemi o geometrie euclidee (per quanto il quarto gol al Chievo…), questa squadra segna come nessun altra, ha il capocannoniere del campionato, scinde i momenti della partita in cui fare possesso e altri in cui abbassare il ritmo, gioca palla al piede per la maggior parte del tempo e si affida ai rilanci quando serve a spiazzare l’avversario. Ci mettiamo dentro anche i 4 gol subiti nelle ultime 4 gare con ben due clean sheet.
C’è una crescita, insomma. Una crescita che abbiamo invocato – forse prematuramente – sin dal girone d’andata e che è passa attraverso alti e bassi, difficoltà interne ed esterne, controllabili e incontrollabili. Sembra ieri che si vivevano i bassi di Ascoli, Entella e Pescara, col calendario a far da spauracchio e Corini sulla graticola. Oggi ci sono gli alti e con essi le vertigini e il pericolo di cadere e farsi più male di prima.
Ogni giornata che passa, il Lecce di Corini ricorda sempre un po’ di più quello di Liverani, ma con una maggiore attenzione difensiva e forse una varietà di soluzioni offensive che non obbligano sempre e solo alla ripartenza dal basso. Dunque, ci correggiamo: il Lecce di Corini potrebbe essere – e forse mira ad esserlo – un’evoluzione in meglio del Lecce di Liverani. Le carte si stanno scoprendo poco a poco e quello che si intravede lascia ben sperare per il futuro. E lo si ribadisce oggi, nel momento del trionfo: sempre, e incondizionatamente, al di là dei risultati.
Le pagelle definitive: le medie voto finali in base ai giudizi della stampa locale e nazionale.
Le pagelle definitive del Lecce: Serie B 2020/21
Lecce-Pordenone 0-0
Ascoli-Lecce 0-2
Brescia-Lecce 3-0
Lecce-Cremonese 2-2
Cosenza-Lecce 1-1
Lecce-Pescara 3-1
V. Entella-Lecce 1-5
Lecce-Reggiana 7-1
Chievo-Lecce 1-2
Lecce-Venezia 2-2
Lecce-Frosinone 2-2
Salernitana-Lecce 1-1
Lecce-Pisa 0-3
Spal-Lecce 1-0
Lecce-Vicenza 2-1
Cittadella-Lecce 2-2
Lecce-Monza 0-0
Reggina-Lecce 0-1
Lecce-Empoli 2-2
Pordenone-Lecce 1-1
Lecce-Ascoli 1-2
Lecce-Brescia 2-2
Cremonese-Lecce 1-2
Lecce-Cosenza 3-1
Pescara-Lecce 1-1
Lecce-Virtus Entella 0-0
Reggiana-Lecce 0-4
Lecce-Chievo 4-2
Venezia-Lecce 2-3